martedì 30 dicembre 2014

...e Il giorno di Santo Stefano è arrivato...

Perché questa affermazione?.......vi spiego...

Correva l'anno 2013 quando durante il pranzo in famiglia che  da sempre ci fa incontrare proprio il giorno di Santo Stefano, mio nipote, un'armadio di simpatia, chiedendo un attimo di attenzione, lancia una sfida" l'anno prossimo vediamo chi farà il panettone più buono"!!!!

Un applauso e tanti siiiiiiiii .....approviamo indiscutibilmente l'idea, anche se sappiamo tutti che nessuno lo ha mai fatto, e' il dolce della tradizione milanese più difficile in assoluto e dulcis in fundo, tutti sappiamo muoverci in cucina tra cucchiai ,forchette ,piatti ,pentole e fornelli, in modo amatoriale , ma nessuno ha mai seguito un corso di cucina, però forti della gran voglia di mettersi in discussione, accettiamo.

L'anno è più o meno passato senza pensieri, tanto è presto per documentarci, tanto è presto per capire e scoprire il "pianeta lievito madre", tanto quel giorno è ancora lontano!!!

Ma come tutte le cose, anche il primo di dicembre è arrivato e l'orologio ha rintoccato l'ora dell'inizio e il "Bianconiglio "di Alice ha cominciato a correre urlando " è tardi ....è tardi  ....e l'agitazione ha cominciato a prendere il sopravvento.

I libri di cucina hanno lasciato lo scaffale e vengono sfogliati, i siti web di ricette , i blog di successo cliccati a più non posso per capire e carpire i loro segreti per la realizzazione del famigerato dolce, ma tutto questo non ha fatto altro che confondere ancora di più le già confuse idee.

Quindi, occhi fissi nel vuoto, e...." basta non sei l'ultima arrivata...le regole basi della pasticceria le conosci....prendi una ricetta che ti rappresenta e modificala a tua immagine e somiglianza.

Così Il giorno di Sant'ambrogio, confidando nella protezione del santo patrono di Milano, mi metto all'opera.

Pesa di qua, separa di la , sbatti di su, grattugia di giù , rinfresca....fai lievitare.....sale ...zucchero....uova....finalmente dopo 15 o 16 ore trionfante sforno il panettone ed un profumo inebriante inonda la cucina.
prende posto sul tavolo  pronto per essere infilzato per il raffreddamento a testa in giù nella pentola, ma ad operazione terminata un tonfo secco mi fa sussultare, quel dolce profumatissimo con un bellissimo colore dorato scuro, mi ha fatto il peggiore dei dispetti, "si è staccato dal pirottone " e si è schiantato in fondo alla pentola.

Perché..?.perché.....?...mi chiedo con lo sguardo fisso su quel disastro.....percorro col pensiero tutti i movimenti fatti per la realizzazione di quello che avrebbe dovuto essere il mio capolavoro e......un ricordo.....un movimento......ed una esclamazione....che idiota che sono!!! ....ecco perché è crollato.... ho stupidamente imburrato il pirottone, un movimento fatto pensando di avere a che fare con una pentola....invece.....

Comunque arrabbiata con me stessa alzo bandiera bianca e vado a dormire.

Ma attenzione la bandiera bianca è stata la delusione di un momento, non per niente qualche giorno dopo, mi rimetto a rinfrescare la pasta madre per approntarla al nuovo esperimento, perché esperimento è il termine più azzeccato per questo dolce.

Mi rimetto in pista ,planetaria a tutto spiano , trita, frulla, impasta e inforna......ma anche stavolta .....porca miseria....non ha lievitato a dovere.....poco tempo?...non maturo il lievito?....e possiamo anche stavolta aprire un libro.....ma nonostante tutto un'altro insegnamento.

....il tempo incalza, e analizzando la situazione, io non ho un panettone da portare in "passerella".

Quattro giorni prima, senza molta voglia, utilizzando tutti i rimasugli, impasto farina uova e...."lievito di birra"....mi dispiace non dover utilizzare il lievito naturale, ma non posso più affrontare un'altro insuccesso, e......miracolo......si gonfia .....si dora.....insomma esteticamente assomiglia molto ad un panettone.

Finalmente ora anche io ho un panettone decente!!!

Gasatissima, mi invento la pergamena di " attestato di partecipazione" e lo denomino 
1 Contest del " panettone del cuore" non c'è denominazione più azzeccata perché è stato voluto con tutto il cuore in collaborazione con il cervello e le mani il qualità di operaie, proprio una fabbrica.

In conclusione, il giorno di Santo Stefano , con molto orgoglio tutte noi abbiamo deposto il nostro panettone davanti ad una giuria molto severa, la quale con grande responsabilità ha assaggiato i manufatti, criticati e votati, consegnandoci alla fine la pergamena di partecipazione, e la promessa di replicarla il prossimo anno facendo tesoro di tutti gli errori, i confronti e le critiche.




10:56 Passeggiando in frigorifero
...e Il giorno di Santo Stefano è arrivato...

Perché questa affermazione?.......vi spiego...

Correva l'anno 2013 quando durante il pranzo in famiglia che  da sempre ci fa incontrare proprio il giorno di Santo Stefano, mio nipote, un'armadio di simpatia, chiedendo un attimo di attenzione, lancia una sfida" l'anno prossimo vediamo chi farà il panettone più buono"!!!!

Un applauso e tanti siiiiiiiii .....approviamo indiscutibilmente l'idea, anche se sappiamo tutti che nessuno lo ha mai fatto, e' il dolce della tradizione milanese più difficile in assoluto e dulcis in fundo, tutti sappiamo muoverci in cucina tra cucchiai ,forchette ,piatti ,pentole e fornelli, in modo amatoriale , ma nessuno ha mai seguito un corso di cucina, però forti della gran voglia di mettersi in discussione, accettiamo.

L'anno è più o meno passato senza pensieri, tanto è presto per documentarci, tanto è presto per capire e scoprire il "pianeta lievito madre", tanto quel giorno è ancora lontano!!!

Ma come tutte le cose, anche il primo di dicembre è arrivato e l'orologio ha rintoccato l'ora dell'inizio e il "Bianconiglio "di Alice ha cominciato a correre urlando " è tardi ....è tardi  ....e l'agitazione ha cominciato a prendere il sopravvento.

I libri di cucina hanno lasciato lo scaffale e vengono sfogliati, i siti web di ricette , i blog di successo cliccati a più non posso per capire e carpire i loro segreti per la realizzazione del famigerato dolce, ma tutto questo non ha fatto altro che confondere ancora di più le già confuse idee.

Quindi, occhi fissi nel vuoto, e...." basta non sei l'ultima arrivata...le regole basi della pasticceria le conosci....prendi una ricetta che ti rappresenta e modificala a tua immagine e somiglianza.

Così Il giorno di Sant'ambrogio, confidando nella protezione del santo patrono di Milano, mi metto all'opera.

Pesa di qua, separa di la , sbatti di su, grattugia di giù , rinfresca....fai lievitare.....sale ...zucchero....uova....finalmente dopo 15 o 16 ore trionfante sforno il panettone ed un profumo inebriante inonda la cucina.
prende posto sul tavolo  pronto per essere infilzato per il raffreddamento a testa in giù nella pentola, ma ad operazione terminata un tonfo secco mi fa sussultare, quel dolce profumatissimo con un bellissimo colore dorato scuro, mi ha fatto il peggiore dei dispetti, "si è staccato dal pirottone " e si è schiantato in fondo alla pentola.

Perché..?.perché.....?...mi chiedo con lo sguardo fisso su quel disastro.....percorro col pensiero tutti i movimenti fatti per la realizzazione di quello che avrebbe dovuto essere il mio capolavoro e......un ricordo.....un movimento......ed una esclamazione....che idiota che sono!!! ....ecco perché è crollato.... ho stupidamente imburrato il pirottone, un movimento fatto pensando di avere a che fare con una pentola....invece.....

Comunque arrabbiata con me stessa alzo bandiera bianca e vado a dormire.

Ma attenzione la bandiera bianca è stata la delusione di un momento, non per niente qualche giorno dopo, mi rimetto a rinfrescare la pasta madre per approntarla al nuovo esperimento, perché esperimento è il termine più azzeccato per questo dolce.

Mi rimetto in pista ,planetaria a tutto spiano , trita, frulla, impasta e inforna......ma anche stavolta .....porca miseria....non ha lievitato a dovere.....poco tempo?...non maturo il lievito?....e possiamo anche stavolta aprire un libro.....ma nonostante tutto un'altro insegnamento.

....il tempo incalza, e analizzando la situazione, io non ho un panettone da portare in "passerella".

Quattro giorni prima, senza molta voglia, utilizzando tutti i rimasugli, impasto farina uova e...."lievito di birra"....mi dispiace non dover utilizzare il lievito naturale, ma non posso più affrontare un'altro insuccesso, e......miracolo......si gonfia .....si dora.....insomma esteticamente assomiglia molto ad un panettone.

Finalmente ora anche io ho un panettone decente!!!

Gasatissima, mi invento la pergamena di " attestato di partecipazione" e lo denomino 
1 Contest del " panettone del cuore" non c'è denominazione più azzeccata perché è stato voluto con tutto il cuore in collaborazione con il cervello e le mani il qualità di operaie, proprio una fabbrica.

In conclusione, il giorno di Santo Stefano , con molto orgoglio tutte noi abbiamo deposto il nostro panettone davanti ad una giuria molto severa, la quale con grande responsabilità ha assaggiato i manufatti, criticati e votati, consegnandoci alla fine la pergamena di partecipazione, e la promessa di replicarla il prossimo anno facendo tesoro di tutti gli errori, i confronti e le critiche.




lunedì 29 dicembre 2014



Un dolce per capodanno???......eccolo!!!



PER LE TORTINE
• 30 g di zucchero
• 75 g di burro
• 40 g di cacao amaro in polvere
• 30 g di farina
• 3 uova
• 1 bacca di vaniglia
• 250 g di amarene
• 180 g di zucchero
PER IL DECORO
• 25 cl di panna fresca da montare
• 100 g di cioccolato fondente extrabitter






Preriscaldate il forno a 200°. Sciogliete il burro su fiamma bassissima. Incidete la bacca di vaniglia, prelevate i semini con il dorso di un coltellino e riuniteli in una ciotola con le uova e 30 g zucchero. Montate per 5 minuti con le fruste elettriche o una planetaria, fino a ottenere un composto molto gonfio e spumoso. 
Setacciate cacao e farina e uniteli al composto precedente in più riprese, mescolando con una spatola e con movimenti dal basso verso l’alto. Allo stesso modo unite a filo il burro intiepidito e mescolate.
Versate l’impasto in sei stampini quadrati di 4 centimetri di lato, rivestiti con carta da forno e cuocete le tortine per 20-25 minuti. Lasciatele intiepidire, levatele dagli stampi e trasferitele su una gratella da pasticceria. Nel frattempo snocciolate le amarene e cuocetele con 180 g di zucchero e 2 decilitri di acqua per 5 minuti dall’inizio dell’ebollizione, scolatele e fatele sgocciolare in un colino. Tenete da parte lo sciroppo.
Tritate finemente il cioccolato e scioglietelo a bagnomaria. Ricavate quattro strisce di carta da forno di circa 10 centimetri di altezza, spalmatele con un velo di cioccolato fuso e arrotolatele in modo da ottenere dei cilindretti. Fissateli con spago da cucina e trasferiteli in frigorifero per 30 minuti. Tagliate ogni tortina in tre strati, bucherellate la pasta e bagnatela con lo sciroppo.
Montate la panna e spalmatela sui quadratini di pasta. Cospargete con le amarene e ricomponete le tortine. Spalmate superfi cie e bordi con la panna rimasta. Srotolate la carta da forno e fate aderire le sfogliette di cioccolato che si saranno formate ai bordi delle tortine. Decorate con le amarene e tenete in frigo fino al momento di servire.

22:05 Passeggiando in frigorifero


Un dolce per capodanno???......eccolo!!!



PER LE TORTINE
• 30 g di zucchero
• 75 g di burro
• 40 g di cacao amaro in polvere
• 30 g di farina
• 3 uova
• 1 bacca di vaniglia
• 250 g di amarene
• 180 g di zucchero
PER IL DECORO
• 25 cl di panna fresca da montare
• 100 g di cioccolato fondente extrabitter






Preriscaldate il forno a 200°. Sciogliete il burro su fiamma bassissima. Incidete la bacca di vaniglia, prelevate i semini con il dorso di un coltellino e riuniteli in una ciotola con le uova e 30 g zucchero. Montate per 5 minuti con le fruste elettriche o una planetaria, fino a ottenere un composto molto gonfio e spumoso. 
Setacciate cacao e farina e uniteli al composto precedente in più riprese, mescolando con una spatola e con movimenti dal basso verso l’alto. Allo stesso modo unite a filo il burro intiepidito e mescolate.
Versate l’impasto in sei stampini quadrati di 4 centimetri di lato, rivestiti con carta da forno e cuocete le tortine per 20-25 minuti. Lasciatele intiepidire, levatele dagli stampi e trasferitele su una gratella da pasticceria. Nel frattempo snocciolate le amarene e cuocetele con 180 g di zucchero e 2 decilitri di acqua per 5 minuti dall’inizio dell’ebollizione, scolatele e fatele sgocciolare in un colino. Tenete da parte lo sciroppo.
Tritate finemente il cioccolato e scioglietelo a bagnomaria. Ricavate quattro strisce di carta da forno di circa 10 centimetri di altezza, spalmatele con un velo di cioccolato fuso e arrotolatele in modo da ottenere dei cilindretti. Fissateli con spago da cucina e trasferiteli in frigorifero per 30 minuti. Tagliate ogni tortina in tre strati, bucherellate la pasta e bagnatela con lo sciroppo.
Montate la panna e spalmatela sui quadratini di pasta. Cospargete con le amarene e ricomponete le tortine. Spalmate superfi cie e bordi con la panna rimasta. Srotolate la carta da forno e fate aderire le sfogliette di cioccolato che si saranno formate ai bordi delle tortine. Decorate con le amarene e tenete in frigo fino al momento di servire.

sabato 27 dicembre 2014

Periodo natalizio, periodo festoso, caratterizzato da inviti a pranzo e cene con amici e parenti. Proprio per S.Stefano, ho messo in pratica un progetto che accarezzavo già da qualche tempo,
qualche cosa che dovesse rapire lo sguardo dei miei ospiti, non torta pasticcini o quant'altro, ma creatività' con la frutta fresca, "una farfalla".

Di buon ora mi sono armata di carta velina  matita cartone e carta d'alluminio.

Prese le misure del cartone a disposizione con la velina ho fatto un modello di .....farfalla,......disegno , taglio e ritaglio il cartone che poi rivesto con carta d'alluminio.

Lavo varie qualità di frutta scelte per tipologia di forme e colori, taglio, snocciolo, e comincio a decorare le ali, prendendo spunto dalla farfalla Vanessa , la più bella e colorata che la natura ci ha regalato.

E dopo un'oretta di tagli ,snocciolamenti ,e pensamenti......ecco il risultato....veramente sorprendete!!!


07:02 Passeggiando in frigorifero
Periodo natalizio, periodo festoso, caratterizzato da inviti a pranzo e cene con amici e parenti. Proprio per S.Stefano, ho messo in pratica un progetto che accarezzavo già da qualche tempo,
qualche cosa che dovesse rapire lo sguardo dei miei ospiti, non torta pasticcini o quant'altro, ma creatività' con la frutta fresca, "una farfalla".

Di buon ora mi sono armata di carta velina  matita cartone e carta d'alluminio.

Prese le misure del cartone a disposizione con la velina ho fatto un modello di .....farfalla,......disegno , taglio e ritaglio il cartone che poi rivesto con carta d'alluminio.

Lavo varie qualità di frutta scelte per tipologia di forme e colori, taglio, snocciolo, e comincio a decorare le ali, prendendo spunto dalla farfalla Vanessa , la più bella e colorata che la natura ci ha regalato.

E dopo un'oretta di tagli ,snocciolamenti ,e pensamenti......ecco il risultato....veramente sorprendete!!!


martedì 23 dicembre 2014

Meringhe, dolci per Natale

Vi vorrei proporre in questi ultimi giorni prima di Natale alcuni dolci che possiamo facilmente preparare e conservare in vista del pranzo di Natale. Le meringhe sono uno dei dolci più semplici e divertenti da preparare e sicuramente potranno piacere ai nostri ospiti.

meringhe

Come ho scritto nell’ultimo articolo riguardo il pranzo di Natale, i dolci maggiormente diffusi sono il panettone, il pandoro e alcune torte fatte in casa e aggiungere qualche piccolo dolce fatto da noi stessi darà sicuramente risalto al nostro pranzo. Nelle prossime settimane proporrò anche i bignè e cannoli alla crema così da poter offrire un piccolo assaggio di piccola pasticceria.

La preparazione delle meringhe è molto semplice, e per iniziare vi spiegherò la ricetta delle meringhe alla francese. Questo tipo di preparazione consiste nell’utilizzare sia l’albume che lo zucchero a freddo.

Cosa ci serve per preparare le meringhe?

Albumi e zucchero (va bene anche lo zucchero a velo) con un rapporto di 1 a 2. Lo zucchero dev’essere il doppio del peso rispetto all’albume. Facciamo assoluta attenzione a separare al meglio l’albume dal tuorlo, l’esistenza anche di una piccola parte di tuorlo (contenente grasso) potrebbe compromettere il tutto.

Come si preparano le meringhe?

Montiamo in una planetaria gli albumi e quando inizia a comparire la prima schiuma aggiungiamo lentamente lo zucchero, in piccole dosi, e montiamo il tutto fino a che il composto sarà fermo anche rovesciando la ciotola. Possiamo aggiungere anche della cannella o della vaniglia per dare un sapore particolare alle nostre meringhe.
Il composto dev’essere bianco, lucido e fermo e con una spatola lo verseremo in una sac-a-poche così da poter creare le nostre meringhe.
Consiglio di utilizzare una tovaglietta in silicone da porre sulla teglia da forno così da non far bruciare la parte inferiore delle meringhe.

La cottura delle meringhe

La meringa non va cotta, ma asciugata. Come? Semplicemente ponendola in forno a bassissima temperatura, intorno a 70 gradi centigradi e in due, tre ore si solidifica. L’umidità contenuta in essa viene asciugata e la meringa sarà pronta. Un accorgimento che potremmo avere è aprire leggermente il forno ogni 10 minuti per far uscire l’umidità accumulata.

13:15 Passeggiando in frigorifero

Meringhe, dolci per Natale

Vi vorrei proporre in questi ultimi giorni prima di Natale alcuni dolci che possiamo facilmente preparare e conservare in vista del pranzo di Natale. Le meringhe sono uno dei dolci più semplici e divertenti da preparare e sicuramente potranno piacere ai nostri ospiti.

meringhe

Come ho scritto nell’ultimo articolo riguardo il pranzo di Natale, i dolci maggiormente diffusi sono il panettone, il pandoro e alcune torte fatte in casa e aggiungere qualche piccolo dolce fatto da noi stessi darà sicuramente risalto al nostro pranzo. Nelle prossime settimane proporrò anche i bignè e cannoli alla crema così da poter offrire un piccolo assaggio di piccola pasticceria.

La preparazione delle meringhe è molto semplice, e per iniziare vi spiegherò la ricetta delle meringhe alla francese. Questo tipo di preparazione consiste nell’utilizzare sia l’albume che lo zucchero a freddo.

Cosa ci serve per preparare le meringhe?

Albumi e zucchero (va bene anche lo zucchero a velo) con un rapporto di 1 a 2. Lo zucchero dev’essere il doppio del peso rispetto all’albume. Facciamo assoluta attenzione a separare al meglio l’albume dal tuorlo, l’esistenza anche di una piccola parte di tuorlo (contenente grasso) potrebbe compromettere il tutto.

Come si preparano le meringhe?

Montiamo in una planetaria gli albumi e quando inizia a comparire la prima schiuma aggiungiamo lentamente lo zucchero, in piccole dosi, e montiamo il tutto fino a che il composto sarà fermo anche rovesciando la ciotola. Possiamo aggiungere anche della cannella o della vaniglia per dare un sapore particolare alle nostre meringhe.
Il composto dev’essere bianco, lucido e fermo e con una spatola lo verseremo in una sac-a-poche così da poter creare le nostre meringhe.
Consiglio di utilizzare una tovaglietta in silicone da porre sulla teglia da forno così da non far bruciare la parte inferiore delle meringhe.

La cottura delle meringhe

La meringa non va cotta, ma asciugata. Come? Semplicemente ponendola in forno a bassissima temperatura, intorno a 70 gradi centigradi e in due, tre ore si solidifica. L’umidità contenuta in essa viene asciugata e la meringa sarà pronta. Un accorgimento che potremmo avere è aprire leggermente il forno ogni 10 minuti per far uscire l’umidità accumulata.

Tacchino ripieno con salsa di meleINGREDIENTI PER 6 PERSONE

1 tacchino pulito (2,5 kg)
200 g di polpa di vitello
200 g di prosciutto cotto a dadini
200 g di lonza di maiale
200 ml di panna fresca
4 fette di pancarré
latte
100 g di sedano, carota, cipolla, salvia e rosmarino
5 mele verdi
paprica
chiodi di garofano
succo di mostarda di Cremona
burro
vino bianco
olio d’oliva e.v.
sale e pepe



Spolpate il tacchino iniziando con un’incisione lungo il dorso. Sollevate un lembo di polpa e, raschiandola via con il coltello, separatela dalla carcassa che va messa a nudo, quindi staccatela dal volatile al quale rimarranno attaccate le cosce e i moncherini delle ali. Passate al mixer la lonza con il vitello, 70 g di prosciutto, 2 cucchiai di succo di mostarda, la panna, il pancarré ammollato nel latte, paprica, sale, pepe e chiodi di garofano pestati. Unite il resto del prosciutto. Farcite il tacchino con il ripieno iniziando dal collo, cucitelo e legatelo con lo spago. Sistematelo nella teglia con gli odori a pezzi, le erbe, sale e pepe; infornate a 200°C per 3 ore, bagnando con il vino e con il sughetto che si formerà. Passate il fondo di cottura al setaccio e distribuitelo sul tacchino. Servitelo con le fette di mela rosolate nel burro.


00:55 Passeggiando in frigorifero

Tacchino ripieno con salsa di meleINGREDIENTI PER 6 PERSONE

1 tacchino pulito (2,5 kg)
200 g di polpa di vitello
200 g di prosciutto cotto a dadini
200 g di lonza di maiale
200 ml di panna fresca
4 fette di pancarré
latte
100 g di sedano, carota, cipolla, salvia e rosmarino
5 mele verdi
paprica
chiodi di garofano
succo di mostarda di Cremona
burro
vino bianco
olio d’oliva e.v.
sale e pepe



Spolpate il tacchino iniziando con un’incisione lungo il dorso. Sollevate un lembo di polpa e, raschiandola via con il coltello, separatela dalla carcassa che va messa a nudo, quindi staccatela dal volatile al quale rimarranno attaccate le cosce e i moncherini delle ali. Passate al mixer la lonza con il vitello, 70 g di prosciutto, 2 cucchiai di succo di mostarda, la panna, il pancarré ammollato nel latte, paprica, sale, pepe e chiodi di garofano pestati. Unite il resto del prosciutto. Farcite il tacchino con il ripieno iniziando dal collo, cucitelo e legatelo con lo spago. Sistematelo nella teglia con gli odori a pezzi, le erbe, sale e pepe; infornate a 200°C per 3 ore, bagnando con il vino e con il sughetto che si formerà. Passate il fondo di cottura al setaccio e distribuitelo sul tacchino. Servitelo con le fette di mela rosolate nel burro.


lunedì 22 dicembre 2014

Rispetto a un pranzo o una cena di Natale, un buffet e' un modo che permette di invitare senza la costrizione dei numeri. La sua organizzazione e gestione sono, per alcuni versi, molto più semplice ma, per altri, molto più complessa. Ecco perchè è necessario conoscere le regole generali che ci permettono di organizzare un buffet natalizio nel migliore dei modi.

Buffet natalizio: carne e pesce già puliti

Innanzitutto bisogna considerare lo spazio disponibile. La location deve essere scelta con criterio di comodità e sicurezza. I bagni devono essere vicini e ben indicati. Deve essere prevista una stanza, dove gli ospito possano appoggiare i loro accessori. Ogni ospite dovrebbe potersi muovere liberamente e allo stesso tempo avere un posto comodo dove sedersi e/o posare piatto e bicchiere. E’ necessario a tal proposito avere diverse postazioni dove poter sostare e prendere cibo e bevande. Lo stesso cibo dovrebbe appagare l'occhio 

e la facilità nel poter mangiare con le mani deve essere indiscutibile: bisogna eliminare per esempio i semi; tagliare e privare delle ossa la carne; pulire il pesce dalle spine o utilizzare quello che ne abbia poche come molluschi, salmone o alici 

Cosa ci serve?

  • Tavolo centrale o tavolini sparsi con tovaglia a tema per le portate
  • Caminetto (se c’è) oppure tante candele
  • Piattini piccoli per le pietanze
  • Tovaglioli
  • Posate e bicchieri

Peraltro, è preferibile che questi accessori siano in eccesso che in difetto. Per Natale, in particolare, l’ideale è allestire tavoli e piani d’appoggio con tovaglie rosse con oggetti stabili come pigne e ramoscelli di pino. , in questo caso,il profumo è assicurato. Non occorre imbandire eccessivamente i tavoli nè con decorazioni nè con la quantità di portate. Meglio mantenere la sobrietà che cadere nel cattivo gusto e nel kitch. I cocktail alcolici e analcolici colorati, serviti su vassoi semplici, riempiono di colore e fantasia l’atmosfera.

Buffet natalizio: ricette e portate

Immancabile, in aria natalizia, deve essere uno spumante o prosecco, da abbinare a sottili fette di pesce, in particolar modo a quelli di spada e salmone e non dimentichiamo il carpaccio di tonno così in auge ultimamente. Come pietanze, è meglio optare per lasagne però già porzionato per facilitare il prelievo dal contenitore,  farfalle con radicchio e salmone affumicato o ravioli o tortellini con i funghi porcini o zucca. Come secondi, ottime pietanze sono il vitello tonnato,  il lardo di Colonnata con crostini o prosciutto crudo affettato a coltello al momento

Buffet natalizio: musica, vini e scenografie

La scenografia di un buffet natalizio è strettamente legata ai colori e agli addobbi. Sebbene si possa optare, infatti, per pietanze più innovative della classica cena di Natale, per quanto riguarda l’allestimento visivo, la scelta è quasi obbligata ai colori di questo periodo, rosso ,oro, bianco,verde per andare sul sicuro e creare un’atmosfera calda e accogliente, tipica della casa in festa.

Per un buffet di vero successo, infine, la musica non deve mancare dal jazz d'oltreoceano a una raccolta di gospel, la gamma di brani indicati per il Natale è davvero ampia. Ancor più importante è il volume della musica che non deve disturbare l’orecchio nè distrarre il palato dai sapori. Anzi, la conversazione tra gli ospiti dovrebbe potersi quasi “appoggiare” sulle dolci e calde note di questa musica per trovare nel dialogo, quel calore che spesso si perde nei rapporti interpersonali. Lo stesso profumo del cibo,non deve disturbare in nessun modo gli ospiti e la loro degustazione.

 è di estrema importanza anche la temperatura della casa non bisogna lasciare spazi freddi nelle sale del buffet. La presenza di un albero di natale finemente decorato al centro della sala può rendere più magica la serata. E’ bello accogliere le persone con un sorriso, prendere loro gli abiti e sistemarli ordinatamente in un armadio per l’occasione. E’ buona usanza servire loro un calice di prosecco freddo e iniziare così il buffet.



23:21 Passeggiando in frigorifero

Rispetto a un pranzo o una cena di Natale, un buffet e' un modo che permette di invitare senza la costrizione dei numeri. La sua organizzazione e gestione sono, per alcuni versi, molto più semplice ma, per altri, molto più complessa. Ecco perchè è necessario conoscere le regole generali che ci permettono di organizzare un buffet natalizio nel migliore dei modi.

Buffet natalizio: carne e pesce già puliti

Innanzitutto bisogna considerare lo spazio disponibile. La location deve essere scelta con criterio di comodità e sicurezza. I bagni devono essere vicini e ben indicati. Deve essere prevista una stanza, dove gli ospito possano appoggiare i loro accessori. Ogni ospite dovrebbe potersi muovere liberamente e allo stesso tempo avere un posto comodo dove sedersi e/o posare piatto e bicchiere. E’ necessario a tal proposito avere diverse postazioni dove poter sostare e prendere cibo e bevande. Lo stesso cibo dovrebbe appagare l'occhio 

e la facilità nel poter mangiare con le mani deve essere indiscutibile: bisogna eliminare per esempio i semi; tagliare e privare delle ossa la carne; pulire il pesce dalle spine o utilizzare quello che ne abbia poche come molluschi, salmone o alici 

Cosa ci serve?

  • Tavolo centrale o tavolini sparsi con tovaglia a tema per le portate
  • Caminetto (se c’è) oppure tante candele
  • Piattini piccoli per le pietanze
  • Tovaglioli
  • Posate e bicchieri

Peraltro, è preferibile che questi accessori siano in eccesso che in difetto. Per Natale, in particolare, l’ideale è allestire tavoli e piani d’appoggio con tovaglie rosse con oggetti stabili come pigne e ramoscelli di pino. , in questo caso,il profumo è assicurato. Non occorre imbandire eccessivamente i tavoli nè con decorazioni nè con la quantità di portate. Meglio mantenere la sobrietà che cadere nel cattivo gusto e nel kitch. I cocktail alcolici e analcolici colorati, serviti su vassoi semplici, riempiono di colore e fantasia l’atmosfera.

Buffet natalizio: ricette e portate

Immancabile, in aria natalizia, deve essere uno spumante o prosecco, da abbinare a sottili fette di pesce, in particolar modo a quelli di spada e salmone e non dimentichiamo il carpaccio di tonno così in auge ultimamente. Come pietanze, è meglio optare per lasagne però già porzionato per facilitare il prelievo dal contenitore,  farfalle con radicchio e salmone affumicato o ravioli o tortellini con i funghi porcini o zucca. Come secondi, ottime pietanze sono il vitello tonnato,  il lardo di Colonnata con crostini o prosciutto crudo affettato a coltello al momento

Buffet natalizio: musica, vini e scenografie

La scenografia di un buffet natalizio è strettamente legata ai colori e agli addobbi. Sebbene si possa optare, infatti, per pietanze più innovative della classica cena di Natale, per quanto riguarda l’allestimento visivo, la scelta è quasi obbligata ai colori di questo periodo, rosso ,oro, bianco,verde per andare sul sicuro e creare un’atmosfera calda e accogliente, tipica della casa in festa.

Per un buffet di vero successo, infine, la musica non deve mancare dal jazz d'oltreoceano a una raccolta di gospel, la gamma di brani indicati per il Natale è davvero ampia. Ancor più importante è il volume della musica che non deve disturbare l’orecchio nè distrarre il palato dai sapori. Anzi, la conversazione tra gli ospiti dovrebbe potersi quasi “appoggiare” sulle dolci e calde note di questa musica per trovare nel dialogo, quel calore che spesso si perde nei rapporti interpersonali. Lo stesso profumo del cibo,non deve disturbare in nessun modo gli ospiti e la loro degustazione.

 è di estrema importanza anche la temperatura della casa non bisogna lasciare spazi freddi nelle sale del buffet. La presenza di un albero di natale finemente decorato al centro della sala può rendere più magica la serata. E’ bello accogliere le persone con un sorriso, prendere loro gli abiti e sistemarli ordinatamente in un armadio per l’occasione. E’ buona usanza servire loro un calice di prosecco freddo e iniziare così il buffet.



lunedì 15 dicembre 2014

Come prima operazione dopo aver verificato il lievito madre,
pesare il quantitativo necessario al rinfresco, spezzettarlo, aggiungere l'acqua riscaldata a 26° e la farina, impastare fino ad ottenere un impasto liscio ed omogeneo.
Piegare più volte la pasta per chiuderla a palla sotto, fare due tagli a croce sulla sommità e mettere in un contenitore ben pulito ed asciutto coprendo con un torcione, pulito anch'esso.
Mettere a 28° per 3 ore, dopodiché riportare a temperatura ambiente per l'ora rimanente.



Secondo giorno h 15 - Rinfresco del LM
Farina forte 150 gr
Lievito madre (dal precedente rinfresco) 150 gr
Acqua (26°) 67 gr


Scartare la crosta superficiale secca e pesare la parte di lievito madre necessaria, spezzettarlo, aggiungere l'acqua riscaldata a 26° e la farina, impastare fino ad ottenere un impasto liscio ed omogeneo.
Piegare più volte la pasta per chiuderla a palla sotto, fare due tagli a croce sulla sommità e mettere in un contenitore ben pulito ed asciutto coprendo con un torcione, pulito anch'esso.
Mettere a 28° per 3 ore, dopodiché riportare a temperatura ambiente per l'ora rimanente.

A questo punto il lievito dovrebbe essere pronto e sufficientemente forte da far lievitare un impasto carico come quello del panettone, tagliandolo a metà l'interno sarà soffice un po'acido e con alveoli fitti, allungati e con qualche irregolarità.


Prima di procedere con l'impasto vero e proprio conviene pesare e preparare gli ingredienti necessari, per quanto riguarda i tuorli ad esempio conviene prepararne direttamente i 90 gr (più o meno 5 tuorli) necessari per la ricetta intera, metterne la metà nel primo impasto e conservare la seconda metà in frigo per il secondo impasto al giorno successivo che richiede appunto tuorli freddi di frigo. 

Conviene inoltre preparare anche la "massa aromatica" citata nel secondo impasto tritando gli ingredienti assieme in un cutter fino ad ottenere una pasta da conservare al fresco in una tazzina coperta con pellicola fino al giorno successivo. 

Farina forte 200 gr
Lievito madre (dal precedente rinfresco) 100 gr
Acqua (28°) 90 gr
Zucchero 55 gr
Tuorli (temperatura ambiente) 45 gr
Burro (a pomata) 55 gr

Scartare la crosta superficiale secca e pesare la parte di lievito madre necessaria, spezzettarlo ed aggiungere la farina, lo zucchero ed i tuorli, avviare immediatamente la macchina ed impastare per 10' ribaltando un paio di volte fino ad ottenere un impasto liscio ed omogeneo senza provocare eccessivamente il glutine.
A questo punto incorporare un terzo alla volta il burro portato a consistenza pomatosa, sempre ribaltando l'impasto per avere un risultato omogeneo.

Una volta pronto, formare a palla chiusa sotto e porre in una ciotola imburrata lasciando riposare a 28° per 2-3 ore coperto .


 Mettere poi a temperatura ambiente fino a che sono trascose in totale 12 ore.

Al termine l'impasto non dovrà essere troppo cresciuto ma al massimo raddoppiato e "tondeggiante"


Terzo giorno h 7,00 - 2° impasto
Primo impasto maturato (545 gr circa)
Farina forte 100 gr
Zucchero 60 gr
Tuorli (freddi di frigo) 45 gr
Malto 3 gr
Sale 3 gr
Massa aromatica* (40 gr circa)
Acqua (15°) 45 gr
Burro (a pomata) 55 gr
Uvetta 125 gr 

Arancio candito a cubetti 45 gr
Cedro candito a cubetti 45 gr

*Massa aromatica:
Arancio candito 15 gr
Cedro candito 5 gr
Scorza grattugiata di limone 5gr
Miele 5 gr
Sciroppo di zucchero 10 gr

Sgonfiare il primo impasto e metterlo nella ciotola della planetaria con la farina, i tuorli (freddi), lo zucchero, il malto ed il sale.

Avviare immediatamente impastando per 7' circa dopodiché incorporare la massa aromatica impastando ancora per 12'.

Da questo punto aggiungere spruzzandola metà dell'acqua, ribaltando di tanto in tanto ed aumentando un po' la velocità per formare la maglia glutinica, l'impasto dovrà quindi cominciare a legarsi, staccarsi anche se ancora non perfettamente dalle pareti della ciotola e diventare lucido.

Aggiungere l'altra metà dell'acqua sempre spruzzando ed alternando con aggiunte di burro morbido.

Al termine incordare bene ribaltando più volte, l'impasto dovrà presentarsi lucido ben legato

misurare una temperatura all'incirca di 27

Aggiungere uvetta e canditi impastando giusto il tempo necessario a distribuirli uniformemente

pirlarlo ovvero arrotondarlo, mettere a riposare a 28° per 30', poi riprendere l'impasto, arrotondare di nuovo e lasciar riposare ancora 25'.

Arrotondare per l'ultima volta, mettere nel pirottino di carta (poggiato su una teglia per poterlo poi movimentare agevolmente)

porre a lievitare a 28°, possibilmente con umidità, finché l'impasto raggiunge quasi il bordo.

Sono necessarie almeno 6 ore e anche di più, nel mio caso ce l'ho tenuto 12 ed il punto di arrivo prima della cottura era questo.

Togliere dall'ambiente caldo e prima di cuocere mantenere per un'ora a temperatura ambiente.

Appena il forno è pronto con una lametta tagliare superficialmente a croce la sommità del panettone, metterci qualche pezzetto di burro e poi infornare.

Cuocere a 170°, per il panettone da chilo è necessaria un'ora intera, dopo una ventina di minuti ho coperto sopra con alluminio per schermare.

Al termine verificare la cottura con uno spiedino che non dovrà mostrare tracce di impasto; oppure, ancora meglio, usare un termometro a stilo col quale si dovranno misurare 94° al cuore.

Togliere dal forno, trafiggere da parte a parte la base del panettone con due spiedi metallici paralleli ed appena distanziati e mettere a raffreddare capovolto (io ho appoggiato le estremità degli spiedi sulle spalliere di due sedie) per 12 ore almeno.

Trascorso il tempo mettere in un sacchetto e lasciare a "maturare" il sapore per una settimana circa prima di assaggiare, se si è lavorato bene il panettone si manterrà morbido.

La caratteristica particolare del panettone col lievito madre è che la pasta anziché sbriciolare "fila", cioè si strappa a strisce come fa il lievito madre quando è rinforzato e pronto per l'impasto...













10:33 Passeggiando in frigorifero
Come prima operazione dopo aver verificato il lievito madre,
pesare il quantitativo necessario al rinfresco, spezzettarlo, aggiungere l'acqua riscaldata a 26° e la farina, impastare fino ad ottenere un impasto liscio ed omogeneo.
Piegare più volte la pasta per chiuderla a palla sotto, fare due tagli a croce sulla sommità e mettere in un contenitore ben pulito ed asciutto coprendo con un torcione, pulito anch'esso.
Mettere a 28° per 3 ore, dopodiché riportare a temperatura ambiente per l'ora rimanente.



Secondo giorno h 15 - Rinfresco del LM
Farina forte 150 gr
Lievito madre (dal precedente rinfresco) 150 gr
Acqua (26°) 67 gr


Scartare la crosta superficiale secca e pesare la parte di lievito madre necessaria, spezzettarlo, aggiungere l'acqua riscaldata a 26° e la farina, impastare fino ad ottenere un impasto liscio ed omogeneo.
Piegare più volte la pasta per chiuderla a palla sotto, fare due tagli a croce sulla sommità e mettere in un contenitore ben pulito ed asciutto coprendo con un torcione, pulito anch'esso.
Mettere a 28° per 3 ore, dopodiché riportare a temperatura ambiente per l'ora rimanente.

A questo punto il lievito dovrebbe essere pronto e sufficientemente forte da far lievitare un impasto carico come quello del panettone, tagliandolo a metà l'interno sarà soffice un po'acido e con alveoli fitti, allungati e con qualche irregolarità.


Prima di procedere con l'impasto vero e proprio conviene pesare e preparare gli ingredienti necessari, per quanto riguarda i tuorli ad esempio conviene prepararne direttamente i 90 gr (più o meno 5 tuorli) necessari per la ricetta intera, metterne la metà nel primo impasto e conservare la seconda metà in frigo per il secondo impasto al giorno successivo che richiede appunto tuorli freddi di frigo. 

Conviene inoltre preparare anche la "massa aromatica" citata nel secondo impasto tritando gli ingredienti assieme in un cutter fino ad ottenere una pasta da conservare al fresco in una tazzina coperta con pellicola fino al giorno successivo. 

Farina forte 200 gr
Lievito madre (dal precedente rinfresco) 100 gr
Acqua (28°) 90 gr
Zucchero 55 gr
Tuorli (temperatura ambiente) 45 gr
Burro (a pomata) 55 gr

Scartare la crosta superficiale secca e pesare la parte di lievito madre necessaria, spezzettarlo ed aggiungere la farina, lo zucchero ed i tuorli, avviare immediatamente la macchina ed impastare per 10' ribaltando un paio di volte fino ad ottenere un impasto liscio ed omogeneo senza provocare eccessivamente il glutine.
A questo punto incorporare un terzo alla volta il burro portato a consistenza pomatosa, sempre ribaltando l'impasto per avere un risultato omogeneo.

Una volta pronto, formare a palla chiusa sotto e porre in una ciotola imburrata lasciando riposare a 28° per 2-3 ore coperto .


 Mettere poi a temperatura ambiente fino a che sono trascose in totale 12 ore.

Al termine l'impasto non dovrà essere troppo cresciuto ma al massimo raddoppiato e "tondeggiante"


Terzo giorno h 7,00 - 2° impasto
Primo impasto maturato (545 gr circa)
Farina forte 100 gr
Zucchero 60 gr
Tuorli (freddi di frigo) 45 gr
Malto 3 gr
Sale 3 gr
Massa aromatica* (40 gr circa)
Acqua (15°) 45 gr
Burro (a pomata) 55 gr
Uvetta 125 gr 

Arancio candito a cubetti 45 gr
Cedro candito a cubetti 45 gr

*Massa aromatica:
Arancio candito 15 gr
Cedro candito 5 gr
Scorza grattugiata di limone 5gr
Miele 5 gr
Sciroppo di zucchero 10 gr

Sgonfiare il primo impasto e metterlo nella ciotola della planetaria con la farina, i tuorli (freddi), lo zucchero, il malto ed il sale.

Avviare immediatamente impastando per 7' circa dopodiché incorporare la massa aromatica impastando ancora per 12'.

Da questo punto aggiungere spruzzandola metà dell'acqua, ribaltando di tanto in tanto ed aumentando un po' la velocità per formare la maglia glutinica, l'impasto dovrà quindi cominciare a legarsi, staccarsi anche se ancora non perfettamente dalle pareti della ciotola e diventare lucido.

Aggiungere l'altra metà dell'acqua sempre spruzzando ed alternando con aggiunte di burro morbido.

Al termine incordare bene ribaltando più volte, l'impasto dovrà presentarsi lucido ben legato

misurare una temperatura all'incirca di 27

Aggiungere uvetta e canditi impastando giusto il tempo necessario a distribuirli uniformemente

pirlarlo ovvero arrotondarlo, mettere a riposare a 28° per 30', poi riprendere l'impasto, arrotondare di nuovo e lasciar riposare ancora 25'.

Arrotondare per l'ultima volta, mettere nel pirottino di carta (poggiato su una teglia per poterlo poi movimentare agevolmente)

porre a lievitare a 28°, possibilmente con umidità, finché l'impasto raggiunge quasi il bordo.

Sono necessarie almeno 6 ore e anche di più, nel mio caso ce l'ho tenuto 12 ed il punto di arrivo prima della cottura era questo.

Togliere dall'ambiente caldo e prima di cuocere mantenere per un'ora a temperatura ambiente.

Appena il forno è pronto con una lametta tagliare superficialmente a croce la sommità del panettone, metterci qualche pezzetto di burro e poi infornare.

Cuocere a 170°, per il panettone da chilo è necessaria un'ora intera, dopo una ventina di minuti ho coperto sopra con alluminio per schermare.

Al termine verificare la cottura con uno spiedino che non dovrà mostrare tracce di impasto; oppure, ancora meglio, usare un termometro a stilo col quale si dovranno misurare 94° al cuore.

Togliere dal forno, trafiggere da parte a parte la base del panettone con due spiedi metallici paralleli ed appena distanziati e mettere a raffreddare capovolto (io ho appoggiato le estremità degli spiedi sulle spalliere di due sedie) per 12 ore almeno.

Trascorso il tempo mettere in un sacchetto e lasciare a "maturare" il sapore per una settimana circa prima di assaggiare, se si è lavorato bene il panettone si manterrà morbido.

La caratteristica particolare del panettone col lievito madre è che la pasta anziché sbriciolare "fila", cioè si strappa a strisce come fa il lievito madre quando è rinforzato e pronto per l'impasto...













domenica 14 dicembre 2014


 

Un modo dolce ed elegante per deliziare i vostri ospiti a fine cena che non potrà fare a meno di stupirli! Ideale come fine pasto per le prossime feste Natalizie. Vi chiederanno tutti dove li avete comprati, e non crederanno mai che in poco tempo e con qualche piccolo accorgimento sono una vostra creazione!
PETIT FOUR DI MARZAPANE

INGREDIENTI
100 gr mandorle pelate, 100 gr zucchero semolato, 3/4 albume d’uovo, 1 cucchiaio acqua fiori di arancio, 2 gocce colorante alimentare rosso, 150 gr noci sgusciate intere, 8/10 prugne secche denocciolate o 8/10 datteri, 50 gr zucchero semolato
PROCEDIMENTO
Tritare le mandorle con lo zucchero fino a ridurle in polvere, aggiungere acqua fiori di arancio e bianco d’uovo poco alla volta. L’impasto deve risultare abbastanza compatto e non troppo bagnato (tenere delle mandorle di riserva se risultasse troppo duro o asciutto). Togliere dall’impasto 1/3 ed aggiungervi il colorante alimentare. Impastare fino a quando non assumerà un colore uniforme. Formare una palla di impasto bianco ed una di impasto colorato e lasciarle risposare in frigo per 20 minuti prima di lavorarle. Per comporre i dolcetti fare dei cilindretti di impasto di pasta di mandorle per le prugne secche e/o i datteri (precedentemente denocciolati e tagliati a metà per il senso della lunghezza) mettendo poi l’impasto al posto del nocciolo.


Passare in un piatto con dello zucchero semolato per finire la decorazione. Per comporre i dolcetti alle noci fare una pallina e schiacciarla in mezzo a due gherigli a modi “sandwich”, rifinire per la decorazione passandola in un piatto con lo zucchero semolato. Infine per creare le palline rosa formare semplicemente delle palline e passare anche queste nello zucchero semolato. Per una diversa presentazione potete disporre ogni dolcetto in un pirottino colorato.


12:22 Passeggiando in frigorifero


 

Un modo dolce ed elegante per deliziare i vostri ospiti a fine cena che non potrà fare a meno di stupirli! Ideale come fine pasto per le prossime feste Natalizie. Vi chiederanno tutti dove li avete comprati, e non crederanno mai che in poco tempo e con qualche piccolo accorgimento sono una vostra creazione!
PETIT FOUR DI MARZAPANE

INGREDIENTI
100 gr mandorle pelate, 100 gr zucchero semolato, 3/4 albume d’uovo, 1 cucchiaio acqua fiori di arancio, 2 gocce colorante alimentare rosso, 150 gr noci sgusciate intere, 8/10 prugne secche denocciolate o 8/10 datteri, 50 gr zucchero semolato
PROCEDIMENTO
Tritare le mandorle con lo zucchero fino a ridurle in polvere, aggiungere acqua fiori di arancio e bianco d’uovo poco alla volta. L’impasto deve risultare abbastanza compatto e non troppo bagnato (tenere delle mandorle di riserva se risultasse troppo duro o asciutto). Togliere dall’impasto 1/3 ed aggiungervi il colorante alimentare. Impastare fino a quando non assumerà un colore uniforme. Formare una palla di impasto bianco ed una di impasto colorato e lasciarle risposare in frigo per 20 minuti prima di lavorarle. Per comporre i dolcetti fare dei cilindretti di impasto di pasta di mandorle per le prugne secche e/o i datteri (precedentemente denocciolati e tagliati a metà per il senso della lunghezza) mettendo poi l’impasto al posto del nocciolo.


Passare in un piatto con dello zucchero semolato per finire la decorazione. Per comporre i dolcetti alle noci fare una pallina e schiacciarla in mezzo a due gherigli a modi “sandwich”, rifinire per la decorazione passandola in un piatto con lo zucchero semolato. Infine per creare le palline rosa formare semplicemente delle palline e passare anche queste nello zucchero semolato. Per una diversa presentazione potete disporre ogni dolcetto in un pirottino colorato.


sabato 13 dicembre 2014

Ebbene sì, ho ricominciato a trastullarmi col Lievito Madre... ciò significa che ancora una volta ho deciso di rimettermi in casa ed alimentare quella variegata tribù di organismi che necessita cure ed attenzioni costanti, ma che in cambio regala sensazioni e soddisfazioni fuori dal comune!

Non sto quì ad indicarvi come si ottiene e si mantiene il lievito madre, do per scontato che se uno decide di cimentarsi in una ricetta di questa complessità un po' di esperienza col lievito (madre e non) ce l'abbia già.

La ricetta che ho seguito proviene da un vecchio manuale di pasticceria e credo nonostante qualche mio piccolo adattamento ,  gli errori  le indecisioni e i dubbi  qualcosa di buono è venuto fuori lo stesso.


La preparazione passa per alcune tappe ben definite ben diluite nell'arco di 2-3 giornate, anche se per una buona riuscita del procedimento è opportuno provvedere alle manovre corrette nei tempi previsti e sorvegliando i relativi sviluppi; è consigliabile perciò farlo quando si ha molto tempo (e forno) libero.

Data la complessità del procedimento la ricetta è la tabella di marcia che ho seguito, ovviamente se si deve adattarlo alle proprie esigenze cercare sempre di rispettare il più possibile gli intervalli di tempo tra una fase e l'altra.


Intanto qualche premessa:
- è sottinteso che sia per i rinfreschi che per gli impasti è conveniente se non addirittura necessario usare la planetaria col gancio.

- per le lievitazioni è altresì importante creare sempre le giuste condizioni di temperatura, io molto empiricamente uso il forno come camera di lievitazione accendendolo per 20" poi lo spengo e dopo poco la temperatura arriva grossomodo a 28°, mantengo la luce accesa e di ora in ora verifico col termometro dentro (a sportello chiuso), riaccendendo ancora una decina di secondi o più quando si riabbassa.

- ove non indicato diversamente la temperatura dell'ingrediente è da ritenersi la temperatura ambiente attuale, ovvero più o meno intorno ai 18-20°.

- Le dosi sono per ottenere un unico panettone da un chilo, anche perché il mio forno non è attrezzato per "parti gemellari"... ;-) 

- Conviene partire da un lievito madre normalmente sano e collaudato evitando di correggerne eventuali problemi di debolezza o acidità eccessive durante i rinfreschi di rinforzo, se si hanno dubbi meglio prima correggere il problema e rimandare di qualche giorno

23:49 Passeggiando in frigorifero
Ebbene sì, ho ricominciato a trastullarmi col Lievito Madre... ciò significa che ancora una volta ho deciso di rimettermi in casa ed alimentare quella variegata tribù di organismi che necessita cure ed attenzioni costanti, ma che in cambio regala sensazioni e soddisfazioni fuori dal comune!

Non sto quì ad indicarvi come si ottiene e si mantiene il lievito madre, do per scontato che se uno decide di cimentarsi in una ricetta di questa complessità un po' di esperienza col lievito (madre e non) ce l'abbia già.

La ricetta che ho seguito proviene da un vecchio manuale di pasticceria e credo nonostante qualche mio piccolo adattamento ,  gli errori  le indecisioni e i dubbi  qualcosa di buono è venuto fuori lo stesso.


La preparazione passa per alcune tappe ben definite ben diluite nell'arco di 2-3 giornate, anche se per una buona riuscita del procedimento è opportuno provvedere alle manovre corrette nei tempi previsti e sorvegliando i relativi sviluppi; è consigliabile perciò farlo quando si ha molto tempo (e forno) libero.

Data la complessità del procedimento la ricetta è la tabella di marcia che ho seguito, ovviamente se si deve adattarlo alle proprie esigenze cercare sempre di rispettare il più possibile gli intervalli di tempo tra una fase e l'altra.


Intanto qualche premessa:
- è sottinteso che sia per i rinfreschi che per gli impasti è conveniente se non addirittura necessario usare la planetaria col gancio.

- per le lievitazioni è altresì importante creare sempre le giuste condizioni di temperatura, io molto empiricamente uso il forno come camera di lievitazione accendendolo per 20" poi lo spengo e dopo poco la temperatura arriva grossomodo a 28°, mantengo la luce accesa e di ora in ora verifico col termometro dentro (a sportello chiuso), riaccendendo ancora una decina di secondi o più quando si riabbassa.

- ove non indicato diversamente la temperatura dell'ingrediente è da ritenersi la temperatura ambiente attuale, ovvero più o meno intorno ai 18-20°.

- Le dosi sono per ottenere un unico panettone da un chilo, anche perché il mio forno non è attrezzato per "parti gemellari"... ;-) 

- Conviene partire da un lievito madre normalmente sano e collaudato evitando di correggerne eventuali problemi di debolezza o acidità eccessive durante i rinfreschi di rinforzo, se si hanno dubbi meglio prima correggere il problema e rimandare di qualche giorno

mercoledì 3 dicembre 2014

Quando arrivano le festività natalizie, in ogni casa in Puglia si fa la grande corsa per trovare qualche bottiglia di Cotto di fichi, uno sciroppo con cui condire le famose e tipiche cartellate, ma anche tante altre prelibatezze (dolci e non) del periodo. Ma in cosa consiste?

Il Cotto di Fichi è una preparazione tradizionale, che in quanto tale deve essere prodotta esclusivamente in maniera artigianale per essere messa in vendita con questo nome. Si tratta, semplicemente, di una riduzione fatta con acqua e i fichi (quelli neri) locali, che vengono raccolti a fine settembre e fatti seccare per un po’. Il periodo di produzione del cotto è solitamente metà ottobre, che slitta a fine ottobre in caso di gran caldo come quello vissuto nel 2012. Da non confondere con il “vincotto” o “vincotto di fichi”, il primo prevede la riduzione di mosto cotto, il secondo la riduzione di mosto e fichi.

Nel cotto di fichi, i fichi esiccati vengono reidratati con l’acqua, e poi cotti e ridotti per ore, fino all’evaporazione completa dell’acqua ed alla conseguente concentrazione degli zuccheri naturali del frutto. Quando è pronto, bello filamentoso, viene leggermente filtrato e messo in bottiglie scure. Grazie alla cottura ad alta temperatura, il cotto è un prodotto igienicamente sicuro e con una vita di almeno 2/3 anni. Organoletticamente è caratteristico, oltre ai naturali sentori di fichi, emana anche sentori intensi di frutta secca, spezie, un ricordo di cacao amaro, grazie soprattutto agli zuccheri concentrati. In bocca è un’esplosione di sapori, dove la dolcezza, a differenza di quanto si possa pensare dal procedimento, non è eccessiva, anzi risulta ben bilanciata con una sensazione amarognola tipica del fico pugliese.

Lo si può usare per condire, come detto, le tipiche cartellate pugliesi ma anche in sostituzione di altre glasse industriali, come condimento di insalate, farcitura di carni, formaggi e panettoni! Vi consiglio di provarlo, vi sorprenderà.



21:34 Passeggiando in frigorifero

Quando arrivano le festività natalizie, in ogni casa in Puglia si fa la grande corsa per trovare qualche bottiglia di Cotto di fichi, uno sciroppo con cui condire le famose e tipiche cartellate, ma anche tante altre prelibatezze (dolci e non) del periodo. Ma in cosa consiste?

Il Cotto di Fichi è una preparazione tradizionale, che in quanto tale deve essere prodotta esclusivamente in maniera artigianale per essere messa in vendita con questo nome. Si tratta, semplicemente, di una riduzione fatta con acqua e i fichi (quelli neri) locali, che vengono raccolti a fine settembre e fatti seccare per un po’. Il periodo di produzione del cotto è solitamente metà ottobre, che slitta a fine ottobre in caso di gran caldo come quello vissuto nel 2012. Da non confondere con il “vincotto” o “vincotto di fichi”, il primo prevede la riduzione di mosto cotto, il secondo la riduzione di mosto e fichi.

Nel cotto di fichi, i fichi esiccati vengono reidratati con l’acqua, e poi cotti e ridotti per ore, fino all’evaporazione completa dell’acqua ed alla conseguente concentrazione degli zuccheri naturali del frutto. Quando è pronto, bello filamentoso, viene leggermente filtrato e messo in bottiglie scure. Grazie alla cottura ad alta temperatura, il cotto è un prodotto igienicamente sicuro e con una vita di almeno 2/3 anni. Organoletticamente è caratteristico, oltre ai naturali sentori di fichi, emana anche sentori intensi di frutta secca, spezie, un ricordo di cacao amaro, grazie soprattutto agli zuccheri concentrati. In bocca è un’esplosione di sapori, dove la dolcezza, a differenza di quanto si possa pensare dal procedimento, non è eccessiva, anzi risulta ben bilanciata con una sensazione amarognola tipica del fico pugliese.

Lo si può usare per condire, come detto, le tipiche cartellate pugliesi ma anche in sostituzione di altre glasse industriali, come condimento di insalate, farcitura di carni, formaggi e panettoni! Vi consiglio di provarlo, vi sorprenderà.



martedì 2 dicembre 2014

I Anche quest'anno, come ormai da sempre, in questo periodo sono di rigore le cartellate.
Sono di origine pugliese, e questo e 'uno dei tanti dolci del nostro "tacco"' che ha radici antichissime, addirittura  medioevali, ed è quindi bello perpetrare nel tempo questa tradizione.

Come faccio:

Su di un tagliere di legno per stendere la pasta, metto a fontana 300 grammi di farina, con un cucchiaino di zucchero ed un pizzico di sale. 
Al centro faccio un buco nel quale rompo un'uovo, lo scompongo con una forchetta e sbattendolo leggermente comincio a raccogliere un po' di farina circostante.
Quindi aggiungo pian pianino 50 gr. di olio di oliva ,naturalmente pugliese, sbattendo sempre leggermente con la forchetta per amalgamare un po' .
Ora passo a ciò che preferisco...affondare le mani nella pasta, roteare, stendere, impastare, quell'intruglio di farina  e company che con l'aggiunta di vino bianco spumantoso, lavorerò fino ad ottenere una pasta liscia ed elastica.
Quindi faccio riposare dentro un tovagliolo per una mezz'oretta.
Nel frattempo, preparo la tira pasta "Imperia" divenuta mia per eredità , e mi accingo a fare quelle belle sfoglie che taglierò a strisce larghe 3 cm. lunghe circa 30 , e spesse 2mm. che pizzicherò ed arrotolerò facendole assumere la forma di una rosa.
Faccio scaldare a temperatura sostenuta l'olio, in questo caso io uso olio di arachide, perché la frittura risulta più leggera ed ha la caratteristica di raggiungere il livello"fumo" appena al di sotto dell'olio di oliva, ed adagio mano a mano le mie rose.
Completata la frittura, metto a scaldare in una larga padella di alluminio del "vincotto di fichi" ovviamente pugliese, e quando comincia  un leggero bollore immergo le cartellate fritte e faccio assumerò un bel colore "cioccolato". 
Adagio tutto in un recipiente, io utilizzo un vassoio foderato di carta di alluminio, copro sempre con carta di alluminio, e faccio riposare per una settimana , o a volte più, questo consente agli aromi di avvilupparsi ed uniformarsi, raggiungendo un gusto ed un aroma davvero da provare.....










10:32 Passeggiando in frigorifero
I Anche quest'anno, come ormai da sempre, in questo periodo sono di rigore le cartellate.
Sono di origine pugliese, e questo e 'uno dei tanti dolci del nostro "tacco"' che ha radici antichissime, addirittura  medioevali, ed è quindi bello perpetrare nel tempo questa tradizione.

Come faccio:

Su di un tagliere di legno per stendere la pasta, metto a fontana 300 grammi di farina, con un cucchiaino di zucchero ed un pizzico di sale. 
Al centro faccio un buco nel quale rompo un'uovo, lo scompongo con una forchetta e sbattendolo leggermente comincio a raccogliere un po' di farina circostante.
Quindi aggiungo pian pianino 50 gr. di olio di oliva ,naturalmente pugliese, sbattendo sempre leggermente con la forchetta per amalgamare un po' .
Ora passo a ciò che preferisco...affondare le mani nella pasta, roteare, stendere, impastare, quell'intruglio di farina  e company che con l'aggiunta di vino bianco spumantoso, lavorerò fino ad ottenere una pasta liscia ed elastica.
Quindi faccio riposare dentro un tovagliolo per una mezz'oretta.
Nel frattempo, preparo la tira pasta "Imperia" divenuta mia per eredità , e mi accingo a fare quelle belle sfoglie che taglierò a strisce larghe 3 cm. lunghe circa 30 , e spesse 2mm. che pizzicherò ed arrotolerò facendole assumere la forma di una rosa.
Faccio scaldare a temperatura sostenuta l'olio, in questo caso io uso olio di arachide, perché la frittura risulta più leggera ed ha la caratteristica di raggiungere il livello"fumo" appena al di sotto dell'olio di oliva, ed adagio mano a mano le mie rose.
Completata la frittura, metto a scaldare in una larga padella di alluminio del "vincotto di fichi" ovviamente pugliese, e quando comincia  un leggero bollore immergo le cartellate fritte e faccio assumerò un bel colore "cioccolato". 
Adagio tutto in un recipiente, io utilizzo un vassoio foderato di carta di alluminio, copro sempre con carta di alluminio, e faccio riposare per una settimana , o a volte più, questo consente agli aromi di avvilupparsi ed uniformarsi, raggiungendo un gusto ed un aroma davvero da provare.....










domenica 30 novembre 2014



Vsto il diffondersi in tutto il mondo del nuovo "progetto" made in Italy dell' apericena, l'Academia Barilla ne promuove l'eleganza e la qualità in un libro di ricette e consigli, "Enjoy Apericena", per ogni happy hour

«Apericena potrebbe essere una di quelle “parolibere” futuriste teorizzate da Filippo Tommaso Marinetti nel 1913. Un termine irruente, che restituisce le sensazioni visive, olfattive, uditive, gustative e tattili di un evento, incollando liricamente l’aperitivo con la cena», dice Gianluigi Zenti, direttore di Academia Barilla, parlando del particolare aperitivo del nuovo millennio.

Il concetto di apericena, così innovativo, ha le sue radici già nella Roma imperiale, dove il rito dell’aperitivo in senso lato – ossia più sul robusto che sul leggero – era immancabile. Era dato da una serie di preparazioni così creative, opulente e stuzzicanti (ne dà una bella descrizione Petronio nel “Satyricon”, quando narra la cena a casa di Trimalcione) da ricevere l’applauso di tutti i commensali. 

Nei secoli, l’usanza di aprire il pasto serale con cibi così sostanziosi da diventare la cena stessa si è diffusa in tutta Italia. Soprattutto in Piemonte. Anzitutto, perché qui è nato, nel 1786 a Torino, il vino cult di tanti aperitivi: il Vermut, creato dal distillatore Antonio Benedetto Carpano. Ma anche perché, in questa regione italiana, esiste da sempre la “merenda serale”, un rito tipicamente contadino, consumato tra il tardo pomeriggio e l’ora di cena, dopo il duro lavoro nei campi. Si svolgeva all’aria aperta, di solito nelle aie delle cascine, e consisteva in una serie di piatti freddi: acciughe al verde, tomini “elettrici”, trote in carpione, insaccati, insalate di ortaggi vari, sottoli e sottaceti. Il tutto innaffiato da buon vino rosso e fette di pane casereccio.

Ma il vero e proprio concetto, così come lo intendiamo oggi, di apericena è nato nella Milano degli anni Zero, come un frizzante escamotage per spostare l’appuntamento della cena verso la tentazione dell’aperitivo. E questa idea così funzionale e al tempo stesso originale si diffonde anche all’estero: l’apericena sta infatti iniziando a vivacizzare il tardo pomeriggio di molte metropoli straniere. Negli Stati Uniti sta diventando sempre più “cool” trovarsi per un aperitivo che poi si tramuta in cena. È questa insomma un’idea vincente, che si sta sviluppando anche fuori dal nostro Paese, a dimostrazione che l’Italia continua a essere un ispirato trend setter, non solo nel campo della moda e del design, ma anche e soprattutto in quello del food.

Cosa proporre durante un’apericena? Crostini, sfogliatine, tartine, pizzette, focaccine, crocchette, polpettine, frittatine, involtini, insalate di pasta, stuzzichini di verdure o formaggi, bocconcini di carne o pesce… Poiché gli invitati stanno quasi sempre in piedi per poter conversare e servirsi liberamente, le porzioni devono essere piccole – uno, due bocconi al massimo –, tali da poter essere prese con le mani o, comunque, gustate senza l’ausilio di un coltello, ma soltanto con forchettine, cucchiaini o stecchini.

Per la riuscita di questo “pre-serata”, la parola d’ordine dev’essere una: organizzazione. Ogni dettaglio, dalla disposizione del buffet alla presentazione dei cibi e delle bevande, va curato con largo anticipo e progettato accuratamente; il menu deve essere gustoso, ricco di proposte, piacevole nella forma e vario nella scelta di ingredienti e preparazioni, ogni ricetta va studiata molto bene, abbinandola correttamente alle altre.

Per questo motivo Academia Barilla, centro internazionale dedicato alla diffusione della cultura gastronomica italiana, ha pensato di selezionare cento ricette ideali per questo nuovo e frizzante modo di stare insieme con gli amici che è un’apericena, ed ecco così l'uscita di un testo di eccezionale utilità qual'è "Enjoy Apericena. 100 gustose ricette da abbinare ai tuoi cocktail preferiti".

Alcune appartengono alla tradizione del Bel Paese, come gli arancini di riso, le olive all’ascolana, la focaccia genovese o il carpaccio all’albese. Altre nascono dal felice incontro con i grandi prodotti tipici italiani: prosciutto crudo di Parma, speck, mortadella, mozzarella di bufala, fontina, Caciocavallo, pomodori, carciofi, cipolle di Tropea… Altre ancora, come i bocconcini di tacchino alle spezie con chutney di mango, nascono dall’ispirazione innescata dalla miglior cucina di altri Paesi.
Tutte prelibatezze in linea con lo spirito tricolore. Perché la cultura gastronomica italiana fa proprio perno sul piacere
della condivisione. E un’apericena, senza nulla togliere al gusto dei vari stuzzichini, deve molto a qualcosa che non si mangia: la convivialità.

Un volume, insomma, colmo di sfiziose ricette, consigli e suggerimenti, per stupire i vostri ospiti con un happy-hour all'ultima moda. Inoltre, non meno importante, un'appendice a cura del barman Gianfranco di Niso vi svelerà tutti i segreti per preparare 36 cocktail degni dei bar più trendy. Il tutto accompagnato da splendide immagini a colori. Il vostro apericena, con l'aiuto di questa pubblicazione, sarà impeccabile.

21:12 Passeggiando in frigorifero


Vsto il diffondersi in tutto il mondo del nuovo "progetto" made in Italy dell' apericena, l'Academia Barilla ne promuove l'eleganza e la qualità in un libro di ricette e consigli, "Enjoy Apericena", per ogni happy hour

«Apericena potrebbe essere una di quelle “parolibere” futuriste teorizzate da Filippo Tommaso Marinetti nel 1913. Un termine irruente, che restituisce le sensazioni visive, olfattive, uditive, gustative e tattili di un evento, incollando liricamente l’aperitivo con la cena», dice Gianluigi Zenti, direttore di Academia Barilla, parlando del particolare aperitivo del nuovo millennio.

Il concetto di apericena, così innovativo, ha le sue radici già nella Roma imperiale, dove il rito dell’aperitivo in senso lato – ossia più sul robusto che sul leggero – era immancabile. Era dato da una serie di preparazioni così creative, opulente e stuzzicanti (ne dà una bella descrizione Petronio nel “Satyricon”, quando narra la cena a casa di Trimalcione) da ricevere l’applauso di tutti i commensali. 

Nei secoli, l’usanza di aprire il pasto serale con cibi così sostanziosi da diventare la cena stessa si è diffusa in tutta Italia. Soprattutto in Piemonte. Anzitutto, perché qui è nato, nel 1786 a Torino, il vino cult di tanti aperitivi: il Vermut, creato dal distillatore Antonio Benedetto Carpano. Ma anche perché, in questa regione italiana, esiste da sempre la “merenda serale”, un rito tipicamente contadino, consumato tra il tardo pomeriggio e l’ora di cena, dopo il duro lavoro nei campi. Si svolgeva all’aria aperta, di solito nelle aie delle cascine, e consisteva in una serie di piatti freddi: acciughe al verde, tomini “elettrici”, trote in carpione, insaccati, insalate di ortaggi vari, sottoli e sottaceti. Il tutto innaffiato da buon vino rosso e fette di pane casereccio.

Ma il vero e proprio concetto, così come lo intendiamo oggi, di apericena è nato nella Milano degli anni Zero, come un frizzante escamotage per spostare l’appuntamento della cena verso la tentazione dell’aperitivo. E questa idea così funzionale e al tempo stesso originale si diffonde anche all’estero: l’apericena sta infatti iniziando a vivacizzare il tardo pomeriggio di molte metropoli straniere. Negli Stati Uniti sta diventando sempre più “cool” trovarsi per un aperitivo che poi si tramuta in cena. È questa insomma un’idea vincente, che si sta sviluppando anche fuori dal nostro Paese, a dimostrazione che l’Italia continua a essere un ispirato trend setter, non solo nel campo della moda e del design, ma anche e soprattutto in quello del food.

Cosa proporre durante un’apericena? Crostini, sfogliatine, tartine, pizzette, focaccine, crocchette, polpettine, frittatine, involtini, insalate di pasta, stuzzichini di verdure o formaggi, bocconcini di carne o pesce… Poiché gli invitati stanno quasi sempre in piedi per poter conversare e servirsi liberamente, le porzioni devono essere piccole – uno, due bocconi al massimo –, tali da poter essere prese con le mani o, comunque, gustate senza l’ausilio di un coltello, ma soltanto con forchettine, cucchiaini o stecchini.

Per la riuscita di questo “pre-serata”, la parola d’ordine dev’essere una: organizzazione. Ogni dettaglio, dalla disposizione del buffet alla presentazione dei cibi e delle bevande, va curato con largo anticipo e progettato accuratamente; il menu deve essere gustoso, ricco di proposte, piacevole nella forma e vario nella scelta di ingredienti e preparazioni, ogni ricetta va studiata molto bene, abbinandola correttamente alle altre.

Per questo motivo Academia Barilla, centro internazionale dedicato alla diffusione della cultura gastronomica italiana, ha pensato di selezionare cento ricette ideali per questo nuovo e frizzante modo di stare insieme con gli amici che è un’apericena, ed ecco così l'uscita di un testo di eccezionale utilità qual'è "Enjoy Apericena. 100 gustose ricette da abbinare ai tuoi cocktail preferiti".

Alcune appartengono alla tradizione del Bel Paese, come gli arancini di riso, le olive all’ascolana, la focaccia genovese o il carpaccio all’albese. Altre nascono dal felice incontro con i grandi prodotti tipici italiani: prosciutto crudo di Parma, speck, mortadella, mozzarella di bufala, fontina, Caciocavallo, pomodori, carciofi, cipolle di Tropea… Altre ancora, come i bocconcini di tacchino alle spezie con chutney di mango, nascono dall’ispirazione innescata dalla miglior cucina di altri Paesi.
Tutte prelibatezze in linea con lo spirito tricolore. Perché la cultura gastronomica italiana fa proprio perno sul piacere
della condivisione. E un’apericena, senza nulla togliere al gusto dei vari stuzzichini, deve molto a qualcosa che non si mangia: la convivialità.

Un volume, insomma, colmo di sfiziose ricette, consigli e suggerimenti, per stupire i vostri ospiti con un happy-hour all'ultima moda. Inoltre, non meno importante, un'appendice a cura del barman Gianfranco di Niso vi svelerà tutti i segreti per preparare 36 cocktail degni dei bar più trendy. Il tutto accompagnato da splendide immagini a colori. Il vostro apericena, con l'aiuto di questa pubblicazione, sarà impeccabile.

sabato 29 novembre 2014



Sono anni che mi chiedono questa ricetta, ed è arrivato il momenti della pubblicazione.
E' una ricetta nata dal ricordo del profumo di quando li faceva mia nonna.
La nonna purtroppo non c'è più , e la ricetta non me l'ha lasciata, ma io testona, ho cercato di mettere insieme i miei ricordi e sono riuscita , manca ancora qualcosa, ma prima o poi sarà perfetta.
In ogni caso questi biscotti , fatti unicamente per Natale, sono un tripudio di sapori, di aromi e un gusto  indescrivibile.
Qualche tempo fa ne ho regalato un vassoietto li hanno assaggiati, mi hanno guardato ed esclamato
"Creano dipendenza ....uno non ti basta"
....bella soddisfazione!!!!...


Ingredienti

500 grammi di mandorle, io uso quelle pugliesi
2 uova
350 grammi di zucchero semolato
200 grammi di farina
1 bicchiere da vino di olio evo
cannella
 chiodi di garofano in polvere 
250 grammi di cioccolato fondente 
2 cucchiaini di cacao amaro
4 tazzine di caffè non zuccherate
1 albume
30 grammi di zucchero finissimo


Fate tostare le mandorle con la buccia e poi tritatele grossolanamente, in una capiente ciotola, versate tutti gli ingredienti, senza una precisa sequenza, impastate tutto aiutandovi con le tazzine da caffè . Una raccomandazione, il caffè aggiungetelo mano a mano che serve, l'impasto deve risultare consistenze , e questo dipende dalla farina che si utilizza.
Foderate la leccarda con della carta forno , versate l'impasto e livellatelo bene, quindi infornate a 170 gradi a forno statico per 15 minuti
Quando è ancora caldo, tagliatelo , io uso una rotella tagliapizza, e stendete con un pennello una glassa che avete in precedenza preparato con un albume e 30 grammi di zucchero finissimo
Rimettetelo nel forno ancora caldo, fino a quando non si sarà asciugato.
Una volta freddi, staccateli l'un l'altro, e conservateli in una scatola di latta.
...vedrete che successo....





23:14 Passeggiando in frigorifero


Sono anni che mi chiedono questa ricetta, ed è arrivato il momenti della pubblicazione.
E' una ricetta nata dal ricordo del profumo di quando li faceva mia nonna.
La nonna purtroppo non c'è più , e la ricetta non me l'ha lasciata, ma io testona, ho cercato di mettere insieme i miei ricordi e sono riuscita , manca ancora qualcosa, ma prima o poi sarà perfetta.
In ogni caso questi biscotti , fatti unicamente per Natale, sono un tripudio di sapori, di aromi e un gusto  indescrivibile.
Qualche tempo fa ne ho regalato un vassoietto li hanno assaggiati, mi hanno guardato ed esclamato
"Creano dipendenza ....uno non ti basta"
....bella soddisfazione!!!!...


Ingredienti

500 grammi di mandorle, io uso quelle pugliesi
2 uova
350 grammi di zucchero semolato
200 grammi di farina
1 bicchiere da vino di olio evo
cannella
 chiodi di garofano in polvere 
250 grammi di cioccolato fondente 
2 cucchiaini di cacao amaro
4 tazzine di caffè non zuccherate
1 albume
30 grammi di zucchero finissimo


Fate tostare le mandorle con la buccia e poi tritatele grossolanamente, in una capiente ciotola, versate tutti gli ingredienti, senza una precisa sequenza, impastate tutto aiutandovi con le tazzine da caffè . Una raccomandazione, il caffè aggiungetelo mano a mano che serve, l'impasto deve risultare consistenze , e questo dipende dalla farina che si utilizza.
Foderate la leccarda con della carta forno , versate l'impasto e livellatelo bene, quindi infornate a 170 gradi a forno statico per 15 minuti
Quando è ancora caldo, tagliatelo , io uso una rotella tagliapizza, e stendete con un pennello una glassa che avete in precedenza preparato con un albume e 30 grammi di zucchero finissimo
Rimettetelo nel forno ancora caldo, fino a quando non si sarà asciugato.
Una volta freddi, staccateli l'un l'altro, e conservateli in una scatola di latta.
...vedrete che successo....





martedì 25 novembre 2014



Il periodo più festoso dell'anno si avvicina, io l'ultimo week end di novembre "aprirò la mia pasticceria pasticciona casalinga".....e comincerò da questi..... 


Preparazione dei biscotti di Natale

1) Frulla nel mixer 200 g di farina con 40 g di zucchero a velo, un cucchiaino di spezie miste (cannella, noce moscata, chiodi di garofano) e 100 g di burro fino a ottenere un composto a briciole. Aggiungi un uovo, aziona ancora fino a ottenere una palla di pasta compatta e fatela riposare per 30 minuti nella pellicola per alimenti. 

2) Stendila in una sfoglia dello spessore di 4-5 mm, poi incidi tanti biscotti a forma di stella e di fiocco di neve e infornali per 15-20 minuti.

3) Intanto lavora con un cucchiaio di legno per 5 minuti 250 g di zucchero a velo con un albume, unite un cucchiaino di succo di limone e mescolate finché aderisce al cucchiaio. Spennella i biscotti freddi con la glassa preparata e fai asciugare. Spolverizza i biscotti con dello zucchero a velo.

20:31 Passeggiando in frigorifero



Il periodo più festoso dell'anno si avvicina, io l'ultimo week end di novembre "aprirò la mia pasticceria pasticciona casalinga".....e comincerò da questi..... 


Preparazione dei biscotti di Natale

1) Frulla nel mixer 200 g di farina con 40 g di zucchero a velo, un cucchiaino di spezie miste (cannella, noce moscata, chiodi di garofano) e 100 g di burro fino a ottenere un composto a briciole. Aggiungi un uovo, aziona ancora fino a ottenere una palla di pasta compatta e fatela riposare per 30 minuti nella pellicola per alimenti. 

2) Stendila in una sfoglia dello spessore di 4-5 mm, poi incidi tanti biscotti a forma di stella e di fiocco di neve e infornali per 15-20 minuti.

3) Intanto lavora con un cucchiaio di legno per 5 minuti 250 g di zucchero a velo con un albume, unite un cucchiaino di succo di limone e mescolate finché aderisce al cucchiaio. Spennella i biscotti freddi con la glassa preparata e fai asciugare. Spolverizza i biscotti con dello zucchero a velo.

lunedì 24 novembre 2014



  • 500 g di mandorle dolci
  • 40 g di mandorle amare
  • 500 g di zucchero
  • La scorza di 1 limone
  • 5 bianchi d’uovo
  • zucchero per la copertura

PREPARAZIONE
Portate l’acqua ad ebollizione e immergete le mandorle amare e dolci, scolatele e spellatele. Sistematele su una placca da forno per farle asciugare a 150°. Le mandorle devono asciugarsi senza prendere colore. Quando sono fredde tritatele (pestandole su un mortaio o passandole nel mixer). Una volta tritate aggiungetele allo zucchero e alla scorza del limone grattugiata. Amalgamate bene e fate riposare il composto. Incorporate ora gli albumi lavorati a neve fino ad ottenere un impasto morbido e compatto. Preparate ora le palline inumidendo le mani in una ciotola d’acqua, appoggiatele su un verso sullo zucchero, sistematele in una teglia coperta con carta da forno con in verso non zuccerato in basso e schiacciatele leggermente per ottenere la caratteristica forma. Ricordate di distanziarle in maniera adeguata perchè durante la cottura l’impasto tende a prendere volume. Lasciate riposare circa 20 minuti ( nel frattempo accendete il forno a 180°) e poi iniziate ad infornare abbassando la temperatura del forno a 160° per circa 15-20 minuti. Controllate i vostri amaretti e ricordate che non devono diventare più scuri di un caldo color miele-dorato.

09:48 Passeggiando in frigorifero


  • 500 g di mandorle dolci
  • 40 g di mandorle amare
  • 500 g di zucchero
  • La scorza di 1 limone
  • 5 bianchi d’uovo
  • zucchero per la copertura

PREPARAZIONE
Portate l’acqua ad ebollizione e immergete le mandorle amare e dolci, scolatele e spellatele. Sistematele su una placca da forno per farle asciugare a 150°. Le mandorle devono asciugarsi senza prendere colore. Quando sono fredde tritatele (pestandole su un mortaio o passandole nel mixer). Una volta tritate aggiungetele allo zucchero e alla scorza del limone grattugiata. Amalgamate bene e fate riposare il composto. Incorporate ora gli albumi lavorati a neve fino ad ottenere un impasto morbido e compatto. Preparate ora le palline inumidendo le mani in una ciotola d’acqua, appoggiatele su un verso sullo zucchero, sistematele in una teglia coperta con carta da forno con in verso non zuccerato in basso e schiacciatele leggermente per ottenere la caratteristica forma. Ricordate di distanziarle in maniera adeguata perchè durante la cottura l’impasto tende a prendere volume. Lasciate riposare circa 20 minuti ( nel frattempo accendete il forno a 180°) e poi iniziate ad infornare abbassando la temperatura del forno a 160° per circa 15-20 minuti. Controllate i vostri amaretti e ricordate che non devono diventare più scuri di un caldo color miele-dorato.

sabato 22 novembre 2014

Il periodo Natalizio, da sempre,è quello che preferisco,  è creativo ...per gli addobbi ...per la cucina....e perché è una delle poche ricorrenze che vede la famiglia intorno ad un tavolo, insomma è la festa più bella dell'anno.

Passeggiando su e giù per il web alla ricerca di idee da rielaborare, suggerimenti per ricette nuove, barbatrucchi,....mi sono imbattuta nelle "casette di pan di zenzero", ma come...mi domando...sono ancora di moda?....ricordo di averne fatte tanti anni fa,quando internet non era alla portata di tutti, e spopolava la carta stampata..... e garantisco che mia figlia ancora le ricorda.

Quindi ho riaperto l'enciclopedia della cucina ed rispolverato quella ricetta.



400 gr. di farina
4 cucchiaini abbondanti di spezie miste in polvere (zenzero, cannella, chiodo di garofano, noce moscata, pepe) 
1 cucchiano raso di bicarbonato
un pizzico di sale
100 gr. di zucchero di canna
120 gr. di burro
160 gr. di miele
1 uovo intero

Sciogliere a fuoco basso, il miele, il burro e lo zucchero e Lasciar raffreddare. 
Intanto mescolare tutti gli ingredienti in polvere: la farina, il sale, il bicarbonato e le spezie.

Fare una fontana e versarvi la miscela di miele e l'uovo.
Impastare bene finché è elastico e uniforme.

Aggiungo che per avere un ottimo risultato se avete un'impastatrice a gancio potete benissimo usarla, a velocità ridotta. L'impasto deve avere una consistenza tale da poter tagliare i biscotti con le formine.

L'ideale sarebbe lasciar riposare questa pasta per almeno un'oretta.

I biscotti ritagliati si cuociono su una placca da forno leggermente imburrata, a 180° (benissimo il forno ventilato), per circa 10 minuti.



Barbatrucchi
[imparate dai nosti errori]

Il biscotto è ancora morbido appena uscito dal forno, si indurisce raffreddandosi. Se volete fare una casetta avrete bisogno di pezzi molto regolari, è una buona idea rifilarli con il coltello mentre sono caldi, per eliminare le deformazioni che possono avvenire durante la cottura. I biscotti si deformano meno se avete lasciato riposare la pasta prima di prepararli..

I biscotti di zenzero si decorano benissimo con la ghiaccia utilizzando questi ingredienti:

1albume  350 gr. di zucchero a velo e un cucchiaio di succo di limone

Per fare la casetta di zenzero dovete cuocere due pezzi di ciascuna delle forme seguenti, ho trovato questo schema , e mi sembra molto dettagliato

Per montare la casetta di zenzero è meglio lavorare per gradi. Prima incollate le quattro pareti laterali alla base (va bene un pezzo di cartone o un disco per torta) e tra loro con la ghiaccia. Lasciate asciugare bene prima di montare il tetto. Due tazzine da caffè rovesciate vi possono aiutare a reggere il tetto mentre lo incollate, altrimenti il peso rischia di farlo scivolare giù. Una volta che la ghiaccia si è asciugata del tutto togliete le tazzine e vedrete che reggerà benissimo. A questo punto potete cominciare con la decorazione vera e propria.





21:42 Passeggiando in frigorifero

Il periodo Natalizio, da sempre,è quello che preferisco,  è creativo ...per gli addobbi ...per la cucina....e perché è una delle poche ricorrenze che vede la famiglia intorno ad un tavolo, insomma è la festa più bella dell'anno.

Passeggiando su e giù per il web alla ricerca di idee da rielaborare, suggerimenti per ricette nuove, barbatrucchi,....mi sono imbattuta nelle "casette di pan di zenzero", ma come...mi domando...sono ancora di moda?....ricordo di averne fatte tanti anni fa,quando internet non era alla portata di tutti, e spopolava la carta stampata..... e garantisco che mia figlia ancora le ricorda.

Quindi ho riaperto l'enciclopedia della cucina ed rispolverato quella ricetta.



400 gr. di farina
4 cucchiaini abbondanti di spezie miste in polvere (zenzero, cannella, chiodo di garofano, noce moscata, pepe) 
1 cucchiano raso di bicarbonato
un pizzico di sale
100 gr. di zucchero di canna
120 gr. di burro
160 gr. di miele
1 uovo intero

Sciogliere a fuoco basso, il miele, il burro e lo zucchero e Lasciar raffreddare. 
Intanto mescolare tutti gli ingredienti in polvere: la farina, il sale, il bicarbonato e le spezie.

Fare una fontana e versarvi la miscela di miele e l'uovo.
Impastare bene finché è elastico e uniforme.

Aggiungo che per avere un ottimo risultato se avete un'impastatrice a gancio potete benissimo usarla, a velocità ridotta. L'impasto deve avere una consistenza tale da poter tagliare i biscotti con le formine.

L'ideale sarebbe lasciar riposare questa pasta per almeno un'oretta.

I biscotti ritagliati si cuociono su una placca da forno leggermente imburrata, a 180° (benissimo il forno ventilato), per circa 10 minuti.



Barbatrucchi
[imparate dai nosti errori]

Il biscotto è ancora morbido appena uscito dal forno, si indurisce raffreddandosi. Se volete fare una casetta avrete bisogno di pezzi molto regolari, è una buona idea rifilarli con il coltello mentre sono caldi, per eliminare le deformazioni che possono avvenire durante la cottura. I biscotti si deformano meno se avete lasciato riposare la pasta prima di prepararli..

I biscotti di zenzero si decorano benissimo con la ghiaccia utilizzando questi ingredienti:

1albume  350 gr. di zucchero a velo e un cucchiaio di succo di limone

Per fare la casetta di zenzero dovete cuocere due pezzi di ciascuna delle forme seguenti, ho trovato questo schema , e mi sembra molto dettagliato

Per montare la casetta di zenzero è meglio lavorare per gradi. Prima incollate le quattro pareti laterali alla base (va bene un pezzo di cartone o un disco per torta) e tra loro con la ghiaccia. Lasciate asciugare bene prima di montare il tetto. Due tazzine da caffè rovesciate vi possono aiutare a reggere il tetto mentre lo incollate, altrimenti il peso rischia di farlo scivolare giù. Una volta che la ghiaccia si è asciugata del tutto togliete le tazzine e vedrete che reggerà benissimo. A questo punto potete cominciare con la decorazione vera e propria.