mercoledì 30 aprile 2014

Diffuso maggiormente nelle aree interne della regione Abruzzo, il fiatone dolce mostra delle differenze peculiari da zona a zona. Per esempio a Gessopalena, in provincia di Chieti, ne esiste una particolare quanto squisita versione, ideale da servire a fine pasto. Si tratta di una particolare lavorazione in cui si usa un formaggio fresco canestrato appena scolato e amalgamato con un impasto granuloso di uova e aromi. Il connubio tra la delicatezza della pasta che costituisce l’involucro esterno del dolce, e il sapore più deciso della farcitura interna fanno del fiadone una delle specialità molto apprezzate anche fuori regione per il suo sapore delicato. Il nome fiadone deriverebbe, secondo la versione più accreditata (Panzini), da “flan” e proviene dal basso latino “flado” derivato dal germanico “fladen” che significa cosa gonfia. Le sue origini risalgono ai tempi diMessisburgo, contemporaneo dell’Ariosto, e lo troviamo nello “scalco rinascimentale” della corte di Ferrara. Arrivò in Abruzzo perché nell’antica ricetta indicata nello scalco è previsto lo zafferano, una pianta officinale già da allora affermata nell’aquilano.



La ricetta originale!!!



08:45 Passeggiando in frigorifero
Diffuso maggiormente nelle aree interne della regione Abruzzo, il fiatone dolce mostra delle differenze peculiari da zona a zona. Per esempio a Gessopalena, in provincia di Chieti, ne esiste una particolare quanto squisita versione, ideale da servire a fine pasto. Si tratta di una particolare lavorazione in cui si usa un formaggio fresco canestrato appena scolato e amalgamato con un impasto granuloso di uova e aromi. Il connubio tra la delicatezza della pasta che costituisce l’involucro esterno del dolce, e il sapore più deciso della farcitura interna fanno del fiadone una delle specialità molto apprezzate anche fuori regione per il suo sapore delicato. Il nome fiadone deriverebbe, secondo la versione più accreditata (Panzini), da “flan” e proviene dal basso latino “flado” derivato dal germanico “fladen” che significa cosa gonfia. Le sue origini risalgono ai tempi diMessisburgo, contemporaneo dell’Ariosto, e lo troviamo nello “scalco rinascimentale” della corte di Ferrara. Arrivò in Abruzzo perché nell’antica ricetta indicata nello scalco è previsto lo zafferano, una pianta officinale già da allora affermata nell’aquilano.



La ricetta originale!!!



lunedì 28 aprile 2014

Preparazione

La ricetta che vi suggeriamo vede come protagoniste le neole, deliziosi dolci abruzzesi che potrete gustare aggiungendo marmellata di ciliegie, nutella o anche del gelato.

 

INGREDIENTI

 

4 uova

150 gr di zucchero

1,5 dl di olio extravergine d’oliva delicato

300 gr di farina

½ bustina di lievito per dolci

1 limone non trattato

1 cucchiaio di liquore all’anice

 

In una ciotola capiente sgusciate le uova intere e sbattetele con lo zucchero, quindi aggiungete prima l’olio e per ultima la farina setacciata con il lievito. Profumate con la scorza grattugiata del limone e con il liquore e amalgamate bene fino ad ottenere una pasta liscia e morbida.

 

Dopo avere scaldato il vostro ferro per le neole ungetelo con un po’ d’olio e versate un mestolo di composto nella parte centrale. Chiudete delicatamente il ferro e lasciate dorare le cialde.

 

Procedete fino ad esaurimento dell’impasto ungendo di tanto in tanto il ferro.



08:34 Passeggiando in frigorifero

Preparazione

La ricetta che vi suggeriamo vede come protagoniste le neole, deliziosi dolci abruzzesi che potrete gustare aggiungendo marmellata di ciliegie, nutella o anche del gelato.

 

INGREDIENTI

 

4 uova

150 gr di zucchero

1,5 dl di olio extravergine d’oliva delicato

300 gr di farina

½ bustina di lievito per dolci

1 limone non trattato

1 cucchiaio di liquore all’anice

 

In una ciotola capiente sgusciate le uova intere e sbattetele con lo zucchero, quindi aggiungete prima l’olio e per ultima la farina setacciata con il lievito. Profumate con la scorza grattugiata del limone e con il liquore e amalgamate bene fino ad ottenere una pasta liscia e morbida.

 

Dopo avere scaldato il vostro ferro per le neole ungetelo con un po’ d’olio e versate un mestolo di composto nella parte centrale. Chiudete delicatamente il ferro e lasciate dorare le cialde.

 

Procedete fino ad esaurimento dell’impasto ungendo di tanto in tanto il ferro.



venerdì 18 aprile 2014

Passeggiando nel web alla ricerca di qualcosa per il menù di pasqua, mi sono imbattuta in una ricetta tipica del centro Italia, il Pane di Pecorino, ha destato la mia curiosità a tal punto di provarla , ecco come si fa.


Prendiamo:

500 gr di farina
250 gr di pecorino romano
100 olio evo
Panetto di lievito di birra
Bustina di zafferano
Latte e acqua ml.350
15 gr di sale

Per impastare ho utilizzato la mia planetaria, da quando fa' parte della schiera di elettrodomestici, non riesco più a farne a meno, quindi ho inserito la farina e il sale ed ho cominciato a farla lavorare utilizzando il gancio.
Quindi ho versato il pecorino grattugiato.
Ho sciolto il lievito di birra in mezzo bicchiere di latte tiepido, ed ho unito l'intruglio alla farina, sempre mescolando, ho sciolto lo zafferano in un po' di acqua, e versato anche questo.
A questo punto l'impasto risulterà un po' secco, quindi allunghiamo tutta l'acqua tiepida rimanente ed infine l'olio.
Tutti questi passaggi con molta calma, affinché tutto si amalgami nel migliore dei modi.
Ho messo a lievitare per circa 4 ore, trasferito in una pentola, ed infornato a 180 gradi a forno statico per circa 1 ora.
Questo il risultato...



23:20 Passeggiando in frigorifero
Passeggiando nel web alla ricerca di qualcosa per il menù di pasqua, mi sono imbattuta in una ricetta tipica del centro Italia, il Pane di Pecorino, ha destato la mia curiosità a tal punto di provarla , ecco come si fa.


Prendiamo:

500 gr di farina
250 gr di pecorino romano
100 olio evo
Panetto di lievito di birra
Bustina di zafferano
Latte e acqua ml.350
15 gr di sale

Per impastare ho utilizzato la mia planetaria, da quando fa' parte della schiera di elettrodomestici, non riesco più a farne a meno, quindi ho inserito la farina e il sale ed ho cominciato a farla lavorare utilizzando il gancio.
Quindi ho versato il pecorino grattugiato.
Ho sciolto il lievito di birra in mezzo bicchiere di latte tiepido, ed ho unito l'intruglio alla farina, sempre mescolando, ho sciolto lo zafferano in un po' di acqua, e versato anche questo.
A questo punto l'impasto risulterà un po' secco, quindi allunghiamo tutta l'acqua tiepida rimanente ed infine l'olio.
Tutti questi passaggi con molta calma, affinché tutto si amalgami nel migliore dei modi.
Ho messo a lievitare per circa 4 ore, trasferito in una pentola, ed infornato a 180 gradi a forno statico per circa 1 ora.
Questo il risultato...





Cominciare a tagliare il coniglio partendo dal collo lungo le costole in modo da aprire il coniglio



Qui comincia la parte più delicata dell'operazione disossamento, perchè è molto facile rompere la carne
Spolpare partendo dall'ossicino superiore del dorso, cercare di rasentare il più possibile l'ossicino e non tagliare la carne 




Vedete come gli ossicini sono spolpati? Continuare fino a finire di spolpare tutti gli ossicini su un lato




Ecco la foto con tutto un lato disossato, passare quindi a disossare gli ossicini del dorso dall'altra parte 




Qui completamente disossati 



Qui attenzione!!!! E' la parte più delicata, staccare la spina lentamente cercando il più possibile di rasentare l'osso perchè è molto facile che la carne di apra 



A questo punto togliere la spina 



A questo punto manca solo disossare le cosce, questa è la parte più facile perchè gli ossi sono più grandi e la carne è maggiore 





Cercare di sentire l'osso e tagliare lungo lo stesso ed aprire la carne 



Ecco disossata la prima coscia, fare lo stesso con la seconda 




Ecco finalmente il coniglio disossato 




21:54 Passeggiando in frigorifero


Cominciare a tagliare il coniglio partendo dal collo lungo le costole in modo da aprire il coniglio



Qui comincia la parte più delicata dell'operazione disossamento, perchè è molto facile rompere la carne
Spolpare partendo dall'ossicino superiore del dorso, cercare di rasentare il più possibile l'ossicino e non tagliare la carne 




Vedete come gli ossicini sono spolpati? Continuare fino a finire di spolpare tutti gli ossicini su un lato




Ecco la foto con tutto un lato disossato, passare quindi a disossare gli ossicini del dorso dall'altra parte 




Qui completamente disossati 



Qui attenzione!!!! E' la parte più delicata, staccare la spina lentamente cercando il più possibile di rasentare l'osso perchè è molto facile che la carne di apra 



A questo punto togliere la spina 



A questo punto manca solo disossare le cosce, questa è la parte più facile perchè gli ossi sono più grandi e la carne è maggiore 





Cercare di sentire l'osso e tagliare lungo lo stesso ed aprire la carne 



Ecco disossata la prima coscia, fare lo stesso con la seconda 




Ecco finalmente il coniglio disossato 




giovedì 17 aprile 2014

....dal CUCCHIAIO D'ARGENTO

L'Italia è piena di storie, anche per Pasqua. Ad esempio la Torta lievitata ai formaggi si consuma in molte zone della Marche la mattina di Pasqua al suono delle campane appena “sciolte” per la Resurrezione. 


per
6 PERSONE
esecuzione
FACILE
preparazione
30 MIN.
INGREDIENTI

  • 500 g di farina
  • 100 g di burro
  • 4 uova
  • 120 g di pecorino grattugiato
  • 50 g di caciocavallo
  • 15 g di lievito di birra
  • 2 dl circa di latte
  • 50 g d’olio
  • sale
Sciogliete il lievito con mezzo decilitro di latte, aggiungete 150 grammi di farina, amalgamate aggiungendo altro latte in modo da ottenere un impasto morbido e lasciate fermentare al caldo.

Sul piano di lavoro disponete la restante farina a fontana, al centro mettete l’olio e un cucchiaino di sale, impastate aggiungendo poca acqua tiepida. Unite le uova sbattute a parte con il pecorino grattugiato, il caciocavallo a dadini e il lievito preparato.

Lavorate energicamente finché la pasta si stacca dal piano di lavoro, poi incorporatevi il burro a fiocchetti. Mettete l’impasto in uno stampo rotondo (22 cm di diametro)a bordi alti ben spennellato d’olio. Coprite con un telo da cucina e lasciate lievitare la torta per circa 1 ora e mezzo.

Quindi cuocetela in forno caldo a 200° per circa 30 minuti o fino a completa doratura. Ritirate, lasciate raffreddare a temperatura ambiente e servite la torta con salame, ciauscolo, uova sode.
21:25 Passeggiando in frigorifero
....dal CUCCHIAIO D'ARGENTO

L'Italia è piena di storie, anche per Pasqua. Ad esempio la Torta lievitata ai formaggi si consuma in molte zone della Marche la mattina di Pasqua al suono delle campane appena “sciolte” per la Resurrezione. 


per
6 PERSONE
esecuzione
FACILE
preparazione
30 MIN.
INGREDIENTI

  • 500 g di farina
  • 100 g di burro
  • 4 uova
  • 120 g di pecorino grattugiato
  • 50 g di caciocavallo
  • 15 g di lievito di birra
  • 2 dl circa di latte
  • 50 g d’olio
  • sale
Sciogliete il lievito con mezzo decilitro di latte, aggiungete 150 grammi di farina, amalgamate aggiungendo altro latte in modo da ottenere un impasto morbido e lasciate fermentare al caldo.

Sul piano di lavoro disponete la restante farina a fontana, al centro mettete l’olio e un cucchiaino di sale, impastate aggiungendo poca acqua tiepida. Unite le uova sbattute a parte con il pecorino grattugiato, il caciocavallo a dadini e il lievito preparato.

Lavorate energicamente finché la pasta si stacca dal piano di lavoro, poi incorporatevi il burro a fiocchetti. Mettete l’impasto in uno stampo rotondo (22 cm di diametro)a bordi alti ben spennellato d’olio. Coprite con un telo da cucina e lasciate lievitare la torta per circa 1 ora e mezzo.

Quindi cuocetela in forno caldo a 200° per circa 30 minuti o fino a completa doratura. Ritirate, lasciate raffreddare a temperatura ambiente e servite la torta con salame, ciauscolo, uova sode.

mercoledì 16 aprile 2014

La pasta frolla e’ uno degli impasti base della pasticceria. Si compone di pochi ingredienti, che pero’ devono essere utilizzati nelle giuste proporzioni e soprattutto essere di buona qualità per ottenere un risultato soddisfacente.

Solitamente viene utilizzata per la preparazione di crostate, biscotti e pasticcini. .

Gli ingredienti della pasta frolla sono: farina, uova, zucchero, grassi (burro od olio) e aromi (vanillina o scorza di limone grattugiata).

Le dosi da impiegare per fare la pasta frolla si calcolano sulla base della quantità di farina che si utilizza. Il tipo di farina e’ la 0 o la 00, ossia farine dal basso contenuto glutinico.

Il burro. A seconda della friabilità che si vuole ottenere, la quantità di burro potrà variare dal 30% al 70% sul peso della farina. Un buon compromesso sarebbe quello di utilizzarne il 50% (300gr di farina = 150gr di burro). Chiaramente a seconda dell’utilizzo che se ne dovrà fare si deciderà se mettere più o meno burro. Il burro deve essere utilizzato a temperatura ambiente per favorire la giusta amalgama con la farina.

Più burro = maggiore friabilità

Lo zucchero da utilizzare e’ quello semolato e anche in questo caso il peso e’ in funzione della farina utilizzata con percentuali che variano da un minimo del 30% fino a un massimo del 60%.

Maggiore quantità di zucchero = più croccantezza della pasta frolla

Le uova infine possono essere utilizzate intere o il solo tuorlo. La differenza sta sempre nella friabilità che si otterrà . Utilizzando solo i tuorli si agirà sui grassi andando ad ottenere un impasto più friabile, mentre utilizzando anche gli albumi si otterrà un impasto più elastico e croccante.

Si distinguono due metodi di impasto:

1) metodo classico

Si lavora il burro con lo zucchero senza montarlo. Si aggiungono poi le uova una alla volta e successivamente la farina e gli aromi, per poi impastare il tutto con la planetaria con la frusta a gancio.

2) metodo sabbiato

Utilizzando questo metodo si otterrà una frolla non compatta ma, appunto sabbiosa, che sarà caratterizzata da una friabilità nettamente maggiore rispetto al metodo classico.

Si procede facendo la classica fontana sulla spianatoia. Si aggiunge il burro e lo si comincia ad amalgamare alla farina con la punta delle dita, quindi si aggiunge lo zucchero e poi le uova. Per poi impastare fino ad ottenere un impasto omogeneo e non appiccicoso.

A prescindere dal metodo utilizzato, il passo successivo è quello di avvolgere la pasta formata in un foglio di pellicola e lasciarla a riposare in frigorifero. L’ottimo sarebbe per almeno 3/4 ore, ma se non si ha tutto questo tempo basteranno anche 30 minuti.

Passato il tempo di riposo, si riprende la pasta per rilavorarla qualche minuto con le mani o in planetaria e stenderla con il mattarello sul piano di lavoro.

Per facilitare questa operazione si possono utilizzare due fogli di carta forno che eviteranno che la pasta si appiccichi al piano e al mattarello.

La pasta frolla è pronta per essere utilizzata nel dolce scelto.



10:11 Passeggiando in frigorifero

La pasta frolla e’ uno degli impasti base della pasticceria. Si compone di pochi ingredienti, che pero’ devono essere utilizzati nelle giuste proporzioni e soprattutto essere di buona qualità per ottenere un risultato soddisfacente.

Solitamente viene utilizzata per la preparazione di crostate, biscotti e pasticcini. .

Gli ingredienti della pasta frolla sono: farina, uova, zucchero, grassi (burro od olio) e aromi (vanillina o scorza di limone grattugiata).

Le dosi da impiegare per fare la pasta frolla si calcolano sulla base della quantità di farina che si utilizza. Il tipo di farina e’ la 0 o la 00, ossia farine dal basso contenuto glutinico.

Il burro. A seconda della friabilità che si vuole ottenere, la quantità di burro potrà variare dal 30% al 70% sul peso della farina. Un buon compromesso sarebbe quello di utilizzarne il 50% (300gr di farina = 150gr di burro). Chiaramente a seconda dell’utilizzo che se ne dovrà fare si deciderà se mettere più o meno burro. Il burro deve essere utilizzato a temperatura ambiente per favorire la giusta amalgama con la farina.

Più burro = maggiore friabilità

Lo zucchero da utilizzare e’ quello semolato e anche in questo caso il peso e’ in funzione della farina utilizzata con percentuali che variano da un minimo del 30% fino a un massimo del 60%.

Maggiore quantità di zucchero = più croccantezza della pasta frolla

Le uova infine possono essere utilizzate intere o il solo tuorlo. La differenza sta sempre nella friabilità che si otterrà . Utilizzando solo i tuorli si agirà sui grassi andando ad ottenere un impasto più friabile, mentre utilizzando anche gli albumi si otterrà un impasto più elastico e croccante.

Si distinguono due metodi di impasto:

1) metodo classico

Si lavora il burro con lo zucchero senza montarlo. Si aggiungono poi le uova una alla volta e successivamente la farina e gli aromi, per poi impastare il tutto con la planetaria con la frusta a gancio.

2) metodo sabbiato

Utilizzando questo metodo si otterrà una frolla non compatta ma, appunto sabbiosa, che sarà caratterizzata da una friabilità nettamente maggiore rispetto al metodo classico.

Si procede facendo la classica fontana sulla spianatoia. Si aggiunge il burro e lo si comincia ad amalgamare alla farina con la punta delle dita, quindi si aggiunge lo zucchero e poi le uova. Per poi impastare fino ad ottenere un impasto omogeneo e non appiccicoso.

A prescindere dal metodo utilizzato, il passo successivo è quello di avvolgere la pasta formata in un foglio di pellicola e lasciarla a riposare in frigorifero. L’ottimo sarebbe per almeno 3/4 ore, ma se non si ha tutto questo tempo basteranno anche 30 minuti.

Passato il tempo di riposo, si riprende la pasta per rilavorarla qualche minuto con le mani o in planetaria e stenderla con il mattarello sul piano di lavoro.

Per facilitare questa operazione si possono utilizzare due fogli di carta forno che eviteranno che la pasta si appiccichi al piano e al mattarello.

La pasta frolla è pronta per essere utilizzata nel dolce scelto.



venerdì 11 aprile 2014

La dieta del gruppo sanguigno

Sembra proprio che il gruppo sanguigno influenzi la suscettibilità nei confronti delle malattie, le scelte alimentari e il tipo di attività fisica che dovrebbe essere praticata.

Il dottor Mozzi ci insegna che il cibo ha un potere terapeutico straordinario e che un’alimentazione sana è la prima strategia di salute e di lunga vita. 

 

Se il corpo riceve i principi nutritivi giusti riesce spesso a sgravarsi da disturbi ricorrenti, da malattie croniche, da alterazioni degli esami del sangue: ogni medico è solerte nel consigliare la giusta dieta per il colesterolo alto, per la glicemia alta o per l’ipertensione. Ma la strategia del dottor Mozzi è ancora più accurata poiché definisce una lista di cibi benefici o dannosi per l’individuo in base al gruppo sanguigno di appartenenza.

 

Prima delle differenziazioni per gruppo, però, il dottore ci offre dei principi generali, adatti a tutti. Innanzitutto pochi o pochissimi latticini, responsabili di molti dolori articolari, e sicuramente poco glutine tanto caro agli italiani e alla dieta mediterranea, ma assolutamente pro-infiammatorio per l’intestino. Per tutti invece è ottima l’acqua e limone al mattino, meglio se tiepida e riscaldata, perché è un citrato e dunque favorisce un PH intestinale corretto. E ora entriamo nel dettaglio del gruppo sanguigno.

 

cibo gruppo

 

Gruppo 0: il grande nemico è il carboidrato, il glutine soprattutto ma anche il mais, e purtroppo le patate. Guerra anche alle lenticchie e ai fagioli, bianchi e rossi, e niente arachidi e olive nere agli aperitivi da sostituire invece con noci e semi di zucca. Il caffè è da evitare. Ottimi invece frutti di mare e pesce azzurro, fegato, sale iodato alle alghe. Zucca e verze a volontà, bresaola graditissima, anche per il dottor Mozzi che la mangia a colazione, visto che appartiene a questo gruppo. È il gruppo che assimila meglio la carne, ma deve evitare quella di maiale, dunque niente affettati suini.

 

Gruppo A: nemici sono i latticini, dunque latte e formaggio, ma anche il gelato. Le solanacee (patate, pomodori e melanzane) sono tutte da evitare così come l’eccessivo consumo di carne rossa. Questo gruppo dovrebbe eliminare la carne rossa, optando per pesce, pollo e tacchino. Via libera invece a insalate e legumi, la soia è d’oro, il grano saraceno è da preferire al grano turco. Carni bianche e salmone perfetti, anche il merluzzo! Vino rosso e tè verde senza scrupoli, sono anche due meravigliosi antiossidanti.

 

Gruppo B: dimenticate i crostacei e le afrodisiache ostriche e anche le lenticchie di capodanno. Grano , mais e grano saraceno sono da limitare, per cui questo gruppo deve limitare i primi piatti di “pasta” prediligendo il riso o, ancor meglio, i secondi piatti. Infatti verdure, latticini, uova e carne sono consigliabili, il gruppo B ha la maggior concessione di latticini fra tutti i gruppi (meglio magri e di capra, assolutamente no al gorgonzola e ai fermentati). Ancora uno stop per tutto il pollame, per i carciofi e i rapanelli. I fagioli invece sono stra-consigliati, insieme a tutta la famiglia dei cavoli e delle barbabietole, verdure a foglia verde, broccoli, carote, melanzane, patate, peperoni e verze.

 

Gruppo AB: carne rossa e burro out of limits, fra le carni bianche tacchino e coniglio vanno benissimo. Riso e fagioli e riso e piselli sono ottimi primi piatti, e a fine pasto il caffè è consigliato! Ottime scelte per la frutta sono ananas e pompelmo, i due frutti che in eccellenza compaiono delle diete ipocaloriche. Questo gruppo va d’accordo con tutta la frutta, ma deve proteggersi da quella secca che occorre evitare. Tofu, ortaggi, pesce, latticini e alghe sono tutti consigliabili, e l’aglio è aggiudicato come soffritto. Gli ortaggi da preferire sono broccoli, cavolfiore, cavolo verde, melanzane, pomodori, ma quelli da evitare sono i carciofi, il mais e i peperoni.

 

Questo è il canovaccio della dieta da approfondire al meglio con i libri del dottor Mozzi o durante uno dei suoi numerosi incontri italiani (fra cui ai mercatini, dove è rigorosamente presente!) . I consigli dietetici sono comunque sempre da personalizzare e ogni progetto di dieta prolungata dovrebbe essere confrontata con i consigli del proprio medico di riferimento.

 

Lo schema del dottor Mozzi è molto specifico ma rischia di eliminare alcuni nutrienti per molto tempo, o a favorire categorie specifiche di cibo in alcuni gruppi. Infine, come ultimo neo, non rispetta i principi morali individuali: un vegetariano di gruppo 0 dovrebbe piegarsi alla dieta o alla propria coscienza?

22:16 Passeggiando in frigorifero

La dieta del gruppo sanguigno

Sembra proprio che il gruppo sanguigno influenzi la suscettibilità nei confronti delle malattie, le scelte alimentari e il tipo di attività fisica che dovrebbe essere praticata.

Il dottor Mozzi ci insegna che il cibo ha un potere terapeutico straordinario e che un’alimentazione sana è la prima strategia di salute e di lunga vita. 

 

Se il corpo riceve i principi nutritivi giusti riesce spesso a sgravarsi da disturbi ricorrenti, da malattie croniche, da alterazioni degli esami del sangue: ogni medico è solerte nel consigliare la giusta dieta per il colesterolo alto, per la glicemia alta o per l’ipertensione. Ma la strategia del dottor Mozzi è ancora più accurata poiché definisce una lista di cibi benefici o dannosi per l’individuo in base al gruppo sanguigno di appartenenza.

 

Prima delle differenziazioni per gruppo, però, il dottore ci offre dei principi generali, adatti a tutti. Innanzitutto pochi o pochissimi latticini, responsabili di molti dolori articolari, e sicuramente poco glutine tanto caro agli italiani e alla dieta mediterranea, ma assolutamente pro-infiammatorio per l’intestino. Per tutti invece è ottima l’acqua e limone al mattino, meglio se tiepida e riscaldata, perché è un citrato e dunque favorisce un PH intestinale corretto. E ora entriamo nel dettaglio del gruppo sanguigno.

 

cibo gruppo

 

Gruppo 0: il grande nemico è il carboidrato, il glutine soprattutto ma anche il mais, e purtroppo le patate. Guerra anche alle lenticchie e ai fagioli, bianchi e rossi, e niente arachidi e olive nere agli aperitivi da sostituire invece con noci e semi di zucca. Il caffè è da evitare. Ottimi invece frutti di mare e pesce azzurro, fegato, sale iodato alle alghe. Zucca e verze a volontà, bresaola graditissima, anche per il dottor Mozzi che la mangia a colazione, visto che appartiene a questo gruppo. È il gruppo che assimila meglio la carne, ma deve evitare quella di maiale, dunque niente affettati suini.

 

Gruppo A: nemici sono i latticini, dunque latte e formaggio, ma anche il gelato. Le solanacee (patate, pomodori e melanzane) sono tutte da evitare così come l’eccessivo consumo di carne rossa. Questo gruppo dovrebbe eliminare la carne rossa, optando per pesce, pollo e tacchino. Via libera invece a insalate e legumi, la soia è d’oro, il grano saraceno è da preferire al grano turco. Carni bianche e salmone perfetti, anche il merluzzo! Vino rosso e tè verde senza scrupoli, sono anche due meravigliosi antiossidanti.

 

Gruppo B: dimenticate i crostacei e le afrodisiache ostriche e anche le lenticchie di capodanno. Grano , mais e grano saraceno sono da limitare, per cui questo gruppo deve limitare i primi piatti di “pasta” prediligendo il riso o, ancor meglio, i secondi piatti. Infatti verdure, latticini, uova e carne sono consigliabili, il gruppo B ha la maggior concessione di latticini fra tutti i gruppi (meglio magri e di capra, assolutamente no al gorgonzola e ai fermentati). Ancora uno stop per tutto il pollame, per i carciofi e i rapanelli. I fagioli invece sono stra-consigliati, insieme a tutta la famiglia dei cavoli e delle barbabietole, verdure a foglia verde, broccoli, carote, melanzane, patate, peperoni e verze.

 

Gruppo AB: carne rossa e burro out of limits, fra le carni bianche tacchino e coniglio vanno benissimo. Riso e fagioli e riso e piselli sono ottimi primi piatti, e a fine pasto il caffè è consigliato! Ottime scelte per la frutta sono ananas e pompelmo, i due frutti che in eccellenza compaiono delle diete ipocaloriche. Questo gruppo va d’accordo con tutta la frutta, ma deve proteggersi da quella secca che occorre evitare. Tofu, ortaggi, pesce, latticini e alghe sono tutti consigliabili, e l’aglio è aggiudicato come soffritto. Gli ortaggi da preferire sono broccoli, cavolfiore, cavolo verde, melanzane, pomodori, ma quelli da evitare sono i carciofi, il mais e i peperoni.

 

Questo è il canovaccio della dieta da approfondire al meglio con i libri del dottor Mozzi o durante uno dei suoi numerosi incontri italiani (fra cui ai mercatini, dove è rigorosamente presente!) . I consigli dietetici sono comunque sempre da personalizzare e ogni progetto di dieta prolungata dovrebbe essere confrontata con i consigli del proprio medico di riferimento.

 

Lo schema del dottor Mozzi è molto specifico ma rischia di eliminare alcuni nutrienti per molto tempo, o a favorire categorie specifiche di cibo in alcuni gruppi. Infine, come ultimo neo, non rispetta i principi morali individuali: un vegetariano di gruppo 0 dovrebbe piegarsi alla dieta o alla propria coscienza?

giovedì 10 aprile 2014


La pasta di zucchero, questa "sconosciuta" ma tanto di moda.
Ma è una cosa molto semplice da fare, ha bisogno solo di tre cose...una planetaria o un robot da cucina, una bilancia molto precisa, e tanta attenzione.
Seguite questi consigli e questa ricetta e diventerete regine del pdz.


INGREDIENTI

450 g di zucchero a velo
6 g di colla di pesce
30 ml d'acqua
60 g di glucosio
10 g di burro
Vaniglia 

PROCEDIMENTO
Mettere lo zucchero nella planetaria.

Scaldare (ma non far bollire!) in un pentolino l'acqua e la colla di pesce. 

Quando la gelatina è sciolta, toglierla dal fuoco e aggiungere il glucosio e il burro ammorbidito. 

Quando tutto è ben sciolto, azionare la planetaria alla velocità minima e versare a filo il composto nello zucchero.

Aggiungere la vaniglia. 

Mettere un po' di zucchero a velo sul banco e impastare.

Fare un panetto liscio, avvolgerlo nella pellicola trasparente e lasciare riposare qualche ora.



Pdz

10:46 Passeggiando in frigorifero

La pasta di zucchero, questa "sconosciuta" ma tanto di moda.
Ma è una cosa molto semplice da fare, ha bisogno solo di tre cose...una planetaria o un robot da cucina, una bilancia molto precisa, e tanta attenzione.
Seguite questi consigli e questa ricetta e diventerete regine del pdz.


INGREDIENTI

450 g di zucchero a velo
6 g di colla di pesce
30 ml d'acqua
60 g di glucosio
10 g di burro
Vaniglia 

PROCEDIMENTO
Mettere lo zucchero nella planetaria.

Scaldare (ma non far bollire!) in un pentolino l'acqua e la colla di pesce. 

Quando la gelatina è sciolta, toglierla dal fuoco e aggiungere il glucosio e il burro ammorbidito. 

Quando tutto è ben sciolto, azionare la planetaria alla velocità minima e versare a filo il composto nello zucchero.

Aggiungere la vaniglia. 

Mettere un po' di zucchero a velo sul banco e impastare.

Fare un panetto liscio, avvolgerlo nella pellicola trasparente e lasciare riposare qualche ora.



domenica 6 aprile 2014


Si dice pizza...si pensa Italia....
Si dice pizza...si pensa golosità ...
Si dice pizza...si pensa sabato sera...

Questo "credo"è in tutti noi, ed io ormai  a questo rito non rinuncio...
Impastare semplicemente acqua e farina, sentire nelle mani questo impasto morbido, che modelli come vuoi, è una cosa  sensualissima.

Vi suggerisco gli ingredienti :

In 500 grammi di farina 00 ,unisco  15 grammi di sale fino, in 350 ml di acqua tiepida faccio sciogliere 15 grammi di lievito di birra, e comincio l'impasto, aggiungo 110ml di olio evo, e continuo fino a quando l'impasto è perfettamente amalgamato e il glutine lo rende elastico.
Quindi , come faceva mia madre e prima di lei mia nonna, metto nel forno una vecchia coperta, nella quale avvolgerò la marmitta nella quale ho messo l'impasto protetto da un foglio di pellicola, e lascio lievitare.

lascio lievitare per circa 6 ore, dopodiché verso l'impasto sulla spianatoia e la lavoro impastandola con un po' di farina, quindi la divido in 2 panetti e la stendo in 2 pentole basse. Le ricopro ancora con la pellicola e lascio lievitare per altre 2 ore.

Trascorso questo tempo, accendo il forno a 250 gradi ed inforno dopo aver versato e distribuito la salsa di pomodoro ed un filo di olio.

10 o 15 minuti più tardi , la pasta ormai cotta, viene condita con mozzarella ,prosciutto o quant'altro e rimessa in forno per altri 5 o 6 minuti, per dare la possibilità alla mozzarella di sciogliersi...

E ' buona da leccarsi i "baffi"....

Poi largo alla fantasia per focaccia...focaccine...pizzettine....e quant'altro!!!









09:37 Passeggiando in frigorifero

Si dice pizza...si pensa Italia....
Si dice pizza...si pensa golosità ...
Si dice pizza...si pensa sabato sera...

Questo "credo"è in tutti noi, ed io ormai  a questo rito non rinuncio...
Impastare semplicemente acqua e farina, sentire nelle mani questo impasto morbido, che modelli come vuoi, è una cosa  sensualissima.

Vi suggerisco gli ingredienti :

In 500 grammi di farina 00 ,unisco  15 grammi di sale fino, in 350 ml di acqua tiepida faccio sciogliere 15 grammi di lievito di birra, e comincio l'impasto, aggiungo 110ml di olio evo, e continuo fino a quando l'impasto è perfettamente amalgamato e il glutine lo rende elastico.
Quindi , come faceva mia madre e prima di lei mia nonna, metto nel forno una vecchia coperta, nella quale avvolgerò la marmitta nella quale ho messo l'impasto protetto da un foglio di pellicola, e lascio lievitare.

lascio lievitare per circa 6 ore, dopodiché verso l'impasto sulla spianatoia e la lavoro impastandola con un po' di farina, quindi la divido in 2 panetti e la stendo in 2 pentole basse. Le ricopro ancora con la pellicola e lascio lievitare per altre 2 ore.

Trascorso questo tempo, accendo il forno a 250 gradi ed inforno dopo aver versato e distribuito la salsa di pomodoro ed un filo di olio.

10 o 15 minuti più tardi , la pasta ormai cotta, viene condita con mozzarella ,prosciutto o quant'altro e rimessa in forno per altri 5 o 6 minuti, per dare la possibilità alla mozzarella di sciogliersi...

E ' buona da leccarsi i "baffi"....

Poi largo alla fantasia per focaccia...focaccine...pizzettine....e quant'altro!!!









sabato 5 aprile 2014

Brutta, sporca, scura scura,
dentro il mar non fa figura.
Ma se è pronta da mangiare,
è davvero un altro affare!
Delle cozze gratinate
ne puoi fare scorpacciate,
La ricetta più apprezzata
è la cozza all’impepata.
Assolute, o all’occasione
con un poco di limone,
queste cozze sono egregie.
Sono come le ciliegie:
una sola ti si strozza,
ma da cozza nasce cozza.
Mangiar cozze non fa male,
se non superi il quintale!

10:27 Passeggiando in frigorifero
Brutta, sporca, scura scura,
dentro il mar non fa figura.
Ma se è pronta da mangiare,
è davvero un altro affare!
Delle cozze gratinate
ne puoi fare scorpacciate,
La ricetta più apprezzata
è la cozza all’impepata.
Assolute, o all’occasione
con un poco di limone,
queste cozze sono egregie.
Sono come le ciliegie:
una sola ti si strozza,
ma da cozza nasce cozza.
Mangiar cozze non fa male,
se non superi il quintale!