Il concetto di apericena, così innovativo, ha le sue radici già nella Roma imperiale, dove il rito dell’aperitivo in senso lato – ossia più sul robusto che sul leggero – era immancabile. Era dato da una serie di preparazioni così creative, opulente e stuzzicanti (ne dà una bella descrizione Petronio nel “Satyricon”, quando narra la cena a casa di Trimalcione) da ricevere l’applauso di tutti i commensali.
Nei secoli, l’usanza di aprire il pasto serale con cibi così sostanziosi da diventare la cena stessa si è diffusa in tutta Italia. Soprattutto in Piemonte. Anzitutto, perché qui è nato, nel 1786 a Torino, il vino cult di tanti aperitivi: il Vermut, creato dal distillatore Antonio Benedetto Carpano. Ma anche perché, in questa regione italiana, esiste da sempre la “merenda serale”, un rito tipicamente contadino, consumato tra il tardo pomeriggio e l’ora di cena, dopo il duro lavoro nei campi. Si svolgeva all’aria aperta, di solito nelle aie delle cascine, e consisteva in una serie di piatti freddi: acciughe al verde, tomini “elettrici”, trote in carpione, insaccati, insalate di ortaggi vari, sottoli e sottaceti. Il tutto innaffiato da buon vino rosso e fette di pane casereccio.
Cosa proporre durante un’apericena? Crostini, sfogliatine, tartine, pizzette, focaccine, crocchette, polpettine, frittatine, involtini, insalate di pasta, stuzzichini di verdure o formaggi, bocconcini di carne o pesce… Poiché gli invitati stanno quasi sempre in piedi per poter conversare e servirsi liberamente, le porzioni devono essere piccole – uno, due bocconi al massimo –, tali da poter essere prese con le mani o, comunque, gustate senza l’ausilio di un coltello, ma soltanto con forchettine, cucchiaini o stecchini.
Per la riuscita di questo “pre-serata”, la parola d’ordine dev’essere una: organizzazione. Ogni dettaglio, dalla disposizione del buffet alla presentazione dei cibi e delle bevande, va curato con largo anticipo e progettato accuratamente; il menu deve essere gustoso, ricco di proposte, piacevole nella forma e vario nella scelta di ingredienti e preparazioni, ogni ricetta va studiata molto bene, abbinandola correttamente alle altre.
Per questo motivo Academia Barilla, centro internazionale dedicato alla diffusione della cultura gastronomica italiana, ha pensato di selezionare cento ricette ideali per questo nuovo e frizzante modo di stare insieme con gli amici che è un’apericena, ed ecco così l'uscita di un testo di eccezionale utilità qual'è "Enjoy Apericena. 100 gustose ricette da abbinare ai tuoi cocktail preferiti".
Alcune appartengono alla tradizione del Bel Paese, come gli arancini di riso, le olive all’ascolana, la focaccia genovese o il carpaccio all’albese. Altre nascono dal felice incontro con i grandi prodotti tipici italiani: prosciutto crudo di Parma, speck, mortadella, mozzarella di bufala, fontina, Caciocavallo, pomodori, carciofi, cipolle di Tropea… Altre ancora, come i bocconcini di tacchino alle spezie con chutney di mango, nascono dall’ispirazione innescata dalla miglior cucina di altri Paesi.
Tutte prelibatezze in linea con lo spirito tricolore. Perché la cultura gastronomica italiana fa proprio perno sul piacere
della condivisione. E un’apericena, senza nulla togliere al gusto dei vari stuzzichini, deve molto a qualcosa che non si mangia: la convivialità.
Un volume, insomma, colmo di sfiziose ricette, consigli e suggerimenti, per stupire i vostri ospiti con un happy-hour all'ultima moda. Inoltre, non meno importante, un'appendice a cura del barman Gianfranco di Niso vi svelerà tutti i segreti per preparare 36 cocktail degni dei bar più trendy. Il tutto accompagnato da splendide immagini a colori. Il vostro apericena, con l'aiuto di questa pubblicazione, sarà impeccabile.